Protagonista del questionario musicale di Proust, stavolta, è Charlie Rapino, uno con un curriculum che va dalla collaborazione con Ennio Morricone alla produzione dei Take That. Rapino, al secolo Graziano Mallozzi, ha praticamente fatto tutto quello che nel music business si può fare. Nato a Parma nel 1960, ha iniziato quando ancora studiava giurisprudenza, portando nel suo paese natale Iggy Pop e Patti Smith, per poi passare alla neonata Virgin Records di Milano nei primi anni Ottanta, quindi incontrare Marco Sabiu e formare i Rapino Brothers, uno dei team di produzione più noti degli anni Novanta nel Regno Unito. Dirigente discografico dal 1999, nel 2009 ha partecipato come giudice stella di Amici. Charles è consulente per case discografiche e management internazionali e italiani. Attualmente è vicepresidente di Artist First, label e insieme la più grossa casa di distribuzione indipendente italiana con la carica di A.R. comunicazione Internazionale.
Che ascoltatore di musica sei?
La musica non la ascolto, la vedo.
Qual è il disco che ti ha cambiato la vita?
«I feel love», Donna Summer e Giorgio Moroder.
Qual è il libro che sta sul tuo comodino?
Qualsiasi cosa di Oliviero Toscani e «Medium is the message», Marshall McLuhan.
Se potessi tornare a un concerto che per te è stato importante, quale sceglieresti?
Bowie, «Serious Moonlight Tour», Frejus, 1983.
Come sei finito a fare quel che fai?
Io non finisco mai e a pensarci bene non ho mai iniziato. Sono l’immanenza del music business.
In un’altra vita che lavoro avresti fatto?
Agente segreto.
Qual è il progetto a cui hai lavorato di cui vai più orgoglioso?
Quello che sto facendo ora come vicepresidente di Artist First con Claudio Ferrante.
Qual è, invece, l’errore che non ripeteresti?
Il music business è trovare l’errore giusto: una colazione a Miami.
Qual è il tuo rimpianto più grande?
Mai avuto uno. Forse un flirt mancato con un’attrice famosa.
Puoi riportare in vita un grande della musica di ieri per lavorarci. Chi scegli?
Miles Davis e Frank Sinatra.
Talento, lavoro di team su un progetto, fortuna: cosa conta di più per sfondare nella musica?
Nessuno dei tre. L’efficacia di quello che hai da dire: che tu sia Bob Dylan o Toto Cutugno, quello conta.
Definisci gli artisti.
Spietati.
Definisci i discografici.
Kill your friends.
Definisci i promoter.
Have a Cigar.
Come ti immagini il futuro del lavoro che fai?
Personalmente al Groucho club a bere Vodka Martini con Sienna Miller. Aspiro alla santità.
Al questionario musicale di Proust hanno risposto anche:
Marco Alboni
Claudio Buja
Pico Cibelli
Gianrico Cuppari
Mimmo D’Alessandro
Roberto De Luca
Marta Donà
Claudio Ferrante
Stefano Lionetti
Roberto Mancinelli
Alessandro Massara
Enzo Mazza
Andrea Pieroni
Roberto Razzini
Andrea Rosi
Federica Tremolada
Claudio Trotta
Franco Zanetti