Pinguini Tattici Nucleari, 250mila spettatori per la più grande live band italiana

Archiviata la pausa estiva, torna a popolarsi di notizie «Money, it’s a gas!», il vostro amichevole blog sull’economia della musica. Ripartiamo da un argomento che conosciamo abbastanza: i Pinguini Tattici Nucleari. Si è appena concluso il «Dove eravamo rimasti tour» ed è il momento di far di conto: 28 date in giro per l’Italia, tra recuperi degli show rinviati nel 2020 (eggià: i Pinguini Tattici Nucleari, per uno strano scherzo del destino, furono i primi artisti italiani costretti a rimandare concerti per il coronavirus) e nuove calendarizzazioni, 28 soldout in arene estive e palazzetti dello sport per un totale di 250mila presenze. Volendo fare il conto della serva, è come se Riccardo Zanotti & co. avessero riempito quattro volte e mezzo San Siro, dando a Bpm Concerti e a Trident Music qualche idea concreta su come impegnare l’estate 2023.

Il comunicato stampa diramato da Goigest parla di «impressionante en plein» del sestetto della Val Seriana, ma a impressionarsi è soprattutto chi non conosce la parabola «costruita dal basso» dei Pinguini, club dopo club, come si faceva una volta. Un «purgatorio» durato otto anni (il loro primo ep data 2012), fino all’exploit di «Ringo Starr» a Sanremo 2020. Una parabola più forte del Covid che di lì a poco si sarebbe abbattuto sul mondo della musica, stroncando qualche carriera in ambito It pop. Anzi: per loro lo stop pandemico non è passato invano, se consideriamo che «Ahia!» (2020) è diventato il loro maggior successo discografico, imponendo nuovi standard ai vecchi fan.

Il  «Dove eravamo rimasti tour» è stato costruito molto bene: 22 pezzi tra nuove e vecchie canzoni; l’anima pop ma pure quella rock e la parentesi acustica a centrocampo, come si faceva negli anni Novanta; arrangiamenti portati all’essenziale per venire incontro all’acustica tutt’altro che impeccabile dei palazzetti italiani; la voglia di spaccare tutto che si respirava nell’aria e il raro istinto da animale di palcoscenico di Zanotti (fatelo voi uno stage diving nell’Italia del 2022!).

Non c’è storia: se parliamo di live, i Pinguini Tattici Nucleari in questo momento storico sono la miglior band italiana della loro generazione, la personificazione del concetto che saper suonare fa ancora la differenza, quando fai musica. Anche se non sempre usi tutta la tecnica a tua disposizione. Quanto all’evoluzione artistica dei Ptn, il discorso si fa molto più complesso. Partirono come band «senza genere» ma con ambizioni mainstream. Hanno suonato di tutto (hard & heavy, folk, funky, prog e persino qualche schizzo jazzy: erano un gruppo «colto» senza la pretesa di essere intellettuali), dopo il terzo posto a Sanremo 2020 hanno trovato casa nel pop. Imagine Dragons e Coldplay le loro reference più marcate. A livello di numeri sono destinati a crescere sempre di più, starà a loro trovare un equilibrio tra le pressioni del successo crescente e la voglia di prendersi qualche rischio. Un verso di «Dentista Croazia», loro ultimo singolo, è eloquente: «A 27» anni «puoi morire oppure diventare un po’ più pop». È proprio quel «po’» che fa la differenza.