Il questionario (musicale) di Proust: 1# Marco Alboni

A Marcel Proust è attribuito uno dei più celebri questionari di intrattenimento sociale della storia. Qui a «Money, it’s a gas!» lo abbiamo riarrangiato a uso dei protagonisti del mondo della musica e del music business. Il primo a rispondere è Marco Alboni, ceo di Warner Music Italia. Entra in discografia nel 1992 in Emi, è stato in Polygram e Virgin Music Italia, poi nell’etichetta indipendente Skeye/N3 e ancora in Emi. Dal 2013 guida Warner Music Italia, dove ha arricchito il roster aggiungendo a nomi storici come Ligabue e Laura Pausini una nuova generazione di artisti come Ghali, Irama, Capo Plaza, Fred De Palma, Achille Lauro, Annalisa e Mr. Rain.

Che ascoltatore di musica sei?
Vorace.

Qual è il disco che ti ha cambiato la vita?
Uno non basta: «Catch a Fire», «Revolver», «London Calling», «Boy», «The Velvet Underground», «1999», «Thriller», «Homework» e potrei continuare…

Qual è il libro che sta sul tuo comodino?
Adam Grant, «Pensaci ancora. Il potere di sapere ciò che non sai».

Se potessi tornare a un concerto che per te è stato importante, quale sceglieresti?
Coachella 2015 per l’atmosfera e l’esibizione di Stromae.

Come sei finito a fare quel che fai?
Per passione e perché alcuni grandi dirigenti del passato come Beppe Ciaraldi, Stefano Senardi, JF Cecillon, Emmanuel de Buretel e Stu Bergen, fra gli altri, hanno creduto nelle mie capacità. E anche grazie ai tanti artisti che ho conosciuto e mi hanno permesso di maturare convinzione e senso di responsabilità.

In un’altra vita che lavoro avresti fatto?
Il presidente del Consiglio dei ministri: la Politica è un’arte nobile per cui serve competenza e preparazione.

Qual è il progetto a cui hai lavorato di cui vai più orgoglioso?
Tantissimi e soprattutto quello che sto facendo ora a Warner Music. Cito l’anteprima di «Load» dei Metallica sul Settebello customizzato nel 1996.

Qual è, invece, l’errore che non ripeteresti?
Non seguire il mio istinto nelle scelte sui progetti, obbedendo a chi mi impose di non firmare Tiziano Ferro nel 2001.

Qual è il tuo rimpianto più grande?
Nella musica non aver visto Bob Marley a San Siro nel 1981: i miei dicevano che ero troppo piccolo. Avevo 13 anni.

Puoi riportare in vita un grande della musica di ieri per lavorarci. Chi scegli?
Bob Marley e Prince.

Talento, lavoro di team su un progetto, fortuna: cosa conta di più per sfondare nella musica?
Il mix dei primi due. La fortuna non arriva senza.

Definisci gli artisti.
Quelli riconosciuti come tali dal pubblico sono geni e poeti o abili a presentarsi in questo modo.

Definisci i discografici.
Cambiamo il loro nome innanzitutto: chiamiamoli Music People. Siamo combattenti competenti.

Definisci i promoter.
Fighters.

Come ti immagini il futuro del lavoro che fai?
Luminoso.

Al questionario (musicale) di Proust hanno risposto anche:
Mimmo D’Alessandro
Claudio Ferrante
Alessandro Massara
Enzo Mazza
Andrea Rosi
Federica Tremolada
Franco Zanetti