Il questionario (musicale) di Proust: #6 Enzo Mazza

A Marcel Proust è attribuito uno dei più celebri questionari di intrattenimento sociale della storia. Qui a Money, it’s a gas! lo abbiamo riarrangiato a uso dei protagonisti del mondo della musica e del music business. Oggi tocca a Enzo Mazza, presidente di Fimi, l’associazione confindustriale delle major discografiche. Laureato in Scienze politiche, inizia la propria attività come addetto stampa presso un importante istituto bancario. Dopo un’esperienza in agenzia di pubbliche relazioni diventa responsabile per l’Italia di Bsa, Business Software Alliance, l’associazione mondiale dei produttori di software. Nel 1996 viene nominato segretario generale di Fpm, la Federazione contro la Pirateria Musicale. Dal 1998 ha ricoperto i ruoli di direttore generale prima e presidente poi di Fimi.

 

Che ascoltatore di musica sei?
Ascolto di tutto. Il mio genere preferito è l’opera barocca ma cerco sempre di ascoltare tanti generi ed artisti diversi. Negli ultimi anni, anche grazie ai figli ho scoperto tanti artisti interessanti e in particolare il mondo urban. Poi sono curioso e questo mi fa cercare sempre qualcosa di nuovo.

Qual è il disco che ti ha cambiato la vita?
Il mio primo disco pop. Non era facile ascoltare qualcosa al di fuori della musica classica a casa mia. Avevamo centinaia di dischi, ma quasi esclusivamente opera e classica. Un po’ di jazz e musica brasiliana. Un giorno comprai con i miei soldi il primo disco che mi impressionò. Era «Hotel California» degli Eagles. Avevo 13 anni. Mi si aprì un mondo. Mio padre non fu contento…

Qual è il libro che sta sul tuo comodino?
In questo momento Anna Politkovskaja, «La Russia di Putin». Pochi hanno avuto il suo coraggio. Soprattutto quando in occidente si facevano affari con un criminale e si faceva finta di niente.

Se potessi tornare a un concerto che per te è stato importante, quale sceglieresti?
Springsteen a Zurigo, 1981, Hallenstadion.

Come sei finito a fare quel che fai?
Seguivo l’industria americana del software in Italia, avevo ottenuto buoni risultati contro la pirateria e fui contattato dalle major discografiche per lanciare un programma simile in Italia

In un’altra vita che lavoro avresti fatto?
La carriera diplomatica. Avevo studiato per quello.

Qual è il progetto a cui hai lavorato di cui vai più orgoglioso?
Sicuramente il recepimento della direttiva Eu sul software nel 1992. Trasformò un business inesistente in Italia in un mercato miliardario in due anni. Di recente il lavoro sul bonus cultura per il settore musicale.

Qual è, invece, l’errore che non ripeteresti?
Le campagne di criminalizzazione contro la pirateria musicale dei ragazzini nell’era di internet. Un errore globale ma che ci ha visto tutti coinvolti.

Qual è il tuo rimpianto più grande?
Non aver continuato con lo studio della musica.

Puoi riportare in vita un grande della musica di ieri per lavorarci. Chi scegli?
Bach, milioni di volte.

Talento, lavoro di team su un progetto, fortuna: cosa conta di più per sfondare nella musica?
Tutti e tre con in più una forte dose di coraggio. Chi osa vince.

Definisci gli artisti.
Fenomeni.

Definisci i discografici.
Creativi.

Definisci i promoter.
Coraggiosi.

Come ti immagini il futuro del lavoro che fai?
Sempre più complesso. Globale ma anche locale. Nulla lasciato al caso. Molto importante l’analisi dei dati.

 

Al questionario (musicale) di Proust hanno risposto anche:
 Marco Alboni
Mimmo D’Alessandro
Claudio Ferrante
Alessandro Massara
Andrea Rosi
Federica Tremolada
Franco Zanetti