Protagonista del questionario musicale di Proust oggi è Marta Donà, ceo e founder di LaTarma, unica donna manager in Italia ad aver vinto tre volte il Festival di Sanremo con i propri artisti (Marco Mengoni nel 2013 e 2023, Maneskin nel 2021), la prima ad aver vinto un Eurovision (Maneskin nel 2021), ad aver avuto in gara tutti i suoi artisti all’Eurovision (oltre ai Maneskin, Marco Mengoni nel 2013 e nel 2023 e Francesca Michielin nel 2016) e ad aver seguito anche un conduttore dell’Eurovision Song Contest (Alessandro Cattelan nel 2022).
Che ascoltatore di musica sei?
Sentimentale. Il tipo di musica che ascolto varia in base al mio umore e ho varie playlist che si adattano a ogni momento, rappresentano un po’ il mio stream of consciousness. Purtroppo non avendo moltissimo tempo per me, non riesco a dedicare agli ascolti il tempo che vorrei, in particolare mi piace andare a «curiosare» fuori Italia, capire le tendenze e farmi sorprendere dal quello che gli artisti dei vari Paesi.
Qual è il disco che ti ha cambiato la vita?
Te ne cito tre: «Dangerous» di Michael Jackson, ma anche «Innuendo» dei Queen e aggiungo «La moda del lento» dei Baustelle. Ogni momento della mia vita è stato accompagnato da un disco che per me in quel momento rappresentava il mio stato d’animo, quello che stavo vivendo e le mie esigenze.
Qual è il libro che sta sul tuo comodino?
Ce ne sono diversi, anche perché mi piace rileggere le cose che mi colpiscono di più. Tra tutti: «Un giorno questo dolore ti sarà utile» e «L’ombra del vento» e non manca mai Ammaniti.
Se potessi tornare a un concerto che per te è stato importante, quale sceglieresti?
Se chiudo gli occhi e rispondo senza pensarci troppo sono tre, molto diversi tra loro. Il primo è uno delle Spice Girls a Bologna nel 1998. Era il loro ultimo tour, ma non lo sapevo. Avevo 14 anni e per la prima volta avevo il permesso di vedere un concerto fuori casa. Mi ricordo il sudore, le gambe indolenzite per aver saltato e ballato tutto il tempo, la fascetta al polso che grondava, ma soprattutto il senso di condivisione e appartenenza che condividevo con gli altri ragazzi della mia età in quel palazzetto. Il secondo è il concerto degli Audioslave all’Alcatraz di Milano nel 2009. Al termine della serata, Chris Cornell ha incontrato tutti i fan, uno per uno, per stringerci la mano e firmare il biglietto del concerto. Un carisma inarrivabile. E poi penso a Ryuichi Sakamoto a Ground Zero. Dipingeva con la musica.
Come sei finito a fare quel che fai?
Dopo la Laurea in Scienze della Comunicazione a Verona, ho iniziato a lavorare come ufficio prima al Teatro di Verona e poi in Mn (ufficio stampa), iniziando dai compiti più piccoli, tantissime fotocopie e tantissimo ascolto di quello che succedeva attorno a me, poi i primi incarichi affrontati sempre con il massimo impegno e voglia di fare. Poi sono stata assunta in Sony come addetta stampa. Qui è avvenuto l’incontro professionale con Marco Mengoni, che mi ha chiesto di lavorare con lui come manager. All’inizio ero un po’ spaventata, non mi sentivo all’altezza, ho chiesto a Marco di incontrare anche altri professionisti, molto più preparati di me sicuramente. Ma alla fine Marco è tornato da me e ci siamo detti «Proviamoci». Era il 2011.
In un’altra vita che lavoro avresti fatto?
La scrittrice, probabilmente. Alle elementari avevo aperto una rivista e davo i compiti ai miei compagni che mi portavano il loro articolo a fine settimana: impaginavo io con la colla sui fogli protocollo a quadretti. Da adolescente usavo la scrittura come terapia, in modo inconsapevole. Scrivere ciò che sentivo, mi aiutava molto.
Qual è il progetto a cui hai lavorato di cui vai più orgoglioso?
Sembrerà banale, ma ogni progetto è un grande orgoglio per me. Di sicuro posso dire di essere molto fiera del mio team: ho iniziato questo lavoro da sola, oggi sono affiancata da più di dieci professioniste che si occupano dei vari reparti di LaTarma: oltre al Management abbiamo, infatti, creato una divisione dedicata all’organizzazione e ideazione di eventi LaTarma Entertainment e una etichetta discografica per emergenti LaTarma Records.
Qual è, invece, l’errore che non ripeteresti?
Gli errori servono tutti, per crescere e migliorarci.
Qual è il tuo rimpianto più grande?
Rimpianti non ne ho, ho sempre fatto in modo di non dovermi un giorno guardare indietro e sentire quella sensazione. Però ho la curiosità di sapere se avessi accettato quell’offerta di lavoro a 21 anni, quando vivevo a San Francisco. Chissà dove sarei ora…
Puoi riportare in vita un grande della musica di ieri per lavorarci. Chi scegli?
Amy Winehouse .
Talento, lavoro di team su un progetto, fortuna: cosa conta di più per sfondare nella musica?
Tutte queste cose. Talento sicuramente lo metto come primo ingrediente, la fortuna ogni tanto serve ma soprattutto un grande lavoro di squadra.
Definisci gli artisti.
Dolcemente complicati.
Definisci i discografici.
In competizione.
Definisci i promoter.
In competizione.
Come ti immagini il futuro del lavoro che fai?
Sempre più dinamico e sempre più aperto e sempre più «music oriented» e con visione e prospettiva e voglia e tempo di costruzione.
Al questionario musicale di Proust hanno risposto anche:
Marco Alboni
Claudio Buja
Pico Cibelli
Mimmo D’Alessandro
Claudio Ferrante
Stefano Lionetti
Alessandro Massara
Enzo Mazza
Roberto Razzini
Andrea Rosi
Federica Tremolada
Claudio Trotta
Franco Zanetti