Si insedia mentre là fuori ci sono fin troppi fronti aperti. Debutta con parole di fuoco: «Domani a Strasburgo sarà la guerra tra i soldi e la cultura. Speriamo che vinca la cultura». Nette le prime dichiarazioni di Giulio Rapetti in arte Mogol, lunedì scorso nominato nuovo presidente di Siae dal consiglio di Sorveglianza della Società autori ed editori. È lui la figura di garanzia e prestigio su cui hanno scelto di far convergere i propri voti la Fem, associazione di editori guidata dal presidente di Warner Chappell Italia Roberto Razzini, parte della maggioranza che sosteneva la presidenza di Filippo Sugar, ed Emusa, associazione fondata dal presidente di Universal Music Publishing Claudio Buja che, con Sugar presidente, era all’opposizione.
C’è clima di larghe intese, nella consapevolezza comune che sono in ballo partite troppo importanti. La prima: domani il Parlamento europeo torna a pronunciarsi sulla riforma del copyright. Più delle parole, nell’epoca dei social network, possono le immagini: Mogol e il direttore generale di Siae Gaetano Blandini lanciano l’hashtag #copyrightitswar, facendosi fotografare con tanto di cartello che mette in evidenza la battaglia tra soldi e cultura (nella foto). «La partita – recita la nota di Siae – resta più che mai aperta. Lo status quo andrebbe a beneficio di una sola categoria: i giganti del web, che continuerebbero a lucrare su autori e creatori senza riconoscere loro il giusto compenso. L’esito peggiore sarebbe un voto negativo che bloccasse il mandato del Parlamento a negoziare con Commissione e Consiglio il testo finale e, quindi, decreterebbe di fatto la morte della riforma, dato che non ci sarebbero più i tempi tecnici per adottarla entro la fine del mandato di questo Europarlamento». All’indirizzo del nuovo presidente arriva anche l’endorsement di Ennio Morricone e Nicola Piovani, due tra i maggiori compositori di musiche da film di sempre. «Siamo certi che il maestro Mogol si batterà con passione per assicurare protezione al diritto d’autore, soprattutto per gli autori più deboli e a tutela della creatività che è il motore della nostra cultura. In un momento in cui il diritto d’autore subisce attacchi a livello nazionale ed internazionale, lo ringraziamo per essersi voluto impegnare in prima persona a tutela della libertà e del lavoro di tutti gli autori».
Quella di Strasburgo non è certo l’unica partita aperta del mandato di Mogol. Ci sarà infatti da confrontarsi con i grandi broadcaster per negoziare lo sfruttamento dei diritti delle opere utilizzate nel corso delle trasmissioni. Con Sky si è arrivati per esempio a un estenuante braccio di ferro. Quindi si attende che l’Antitrust si pronunci sul procedimento aperto nei confronti di Siae per abuso di posizione dominante. E bisognerà capire se e quali interventi, in materia di diritto d’autore, intende effettuare il governo gialloverde, considerando che il Movimento 5 Stelle, quando era all’opposizione, non ha mai fatto mistero di essere pro liberalizzazione. Per citare il brano di un celebre autore del catalogo di Universal Music, «everywhere is war».