Quello che state leggendo è l’articolo numero mille di «Money, it’s a gas!», il blog del Sole 24 Ore interamente dedicato all’economia della musica. Cifra tonda che ci ricorda che questo particolarissimo spazio web ha aperto i battenti da un po’: correva l’anno 2015, lo streaming era la next big thing della musica, Spotify aveva fatto da apripista, Apple stava lanciando Apple Music e i concerti tiravano tanto (ma quelli non hanno mai smesso di tirare).
Quando nel 2015 siamo partiti – lo diciamo con un certo orgoglio – eravamo l’unico spazio mediatico italiano a parlare esclusivamente di music business. L’idea era seguire l’esempio inglese di Music Business Worldwide, perché l’Italia è un paese cattolico che considera i soldi sterco del demonio, qui da noi chi fa musica – e più in generale attività anche solo tangenzialmente riconducibili alle arti – non ama parlare di denaro.
All’epoca non avevamo Billboard, non abbiamo mai avuto un Variety, eppure il music business è un settore economico che abbraccia segmenti molto diversi, in alcuni casi altamente tecnologizzati, che meritano di essere raccontati numeri alla mano. In questi anni abbiamo così provato a raccontare a modo nostro la transizione digitale della musica, la liberalizzazione del diritto d’autore in Italia, le misure contro il secondary ticketing, l’impatto del Covid sugli spettacoli, ancora la vendita dei grandi cataloghi, tutti temi peculiarmente economici su cui l’expertise del Sole 24 Ore può dire la sua, soprattutto maneggiando il tutto con un approccio music maniac.
Nel 2019, da molte delle riflessioni di questo blog è nato l’instant book «La music economy», uscito allegato al Sole 24 Ore per la collana «L’economia intorno a noi». Abbiamo poi provato a raccontare gli uomini e le donne che fanno il music business, attraverso la formula del questionario di Proust.
Il fatto che, rispetto al 2015, altre testate abbiano seguito la strada dell’economia della musica significa che l’idea di partenza era buona e giusta. Per celebrare questi mille articoli ci piace l’idea di mettere in fila la classifica dei primi dieci per numero di contatti, dal numero 10 al numero 1, un po’ come si usava con l’hit parade quando eravamo ragazzi.
La classifica
Al decimo posto c’è l’esegesi di «Coca Zero», singolo dei Pinguini Tattici Nucleari sui tempi che cambiano (a proposito, chi ci segue lo sa: i Ptn li seguiamo da tempi non sospetti e abbiamo anche avuto l’onore di ospitare qualche articolo a firma di Riccardo Zanotti). In nona posizione il resoconto del ritorno agli Scavi di Pompei di Nick Mason (anche con Pompei – ancora una volta come sa chi ci segue – abbiamo un rapporto speciale). Ottavo un pezzo di servizio sul tour italiano degli U2 del 2017 organizzato da Live Nation, settimo un vademecum su come (era possibile) acquistare strumenti musicali con il bonus docenti.
In sesta posizione troviamo le mosse di TicketOne per arginare il bagarinaggio online sempre ai tempi del tour degli U2 del 2017, in quinta una delle pochissime recensioni negative che avrete letto su «Hackney Diamonds», ritorno discografico dei nostri amati Rolling Stones, quarta l’intervista a Claudio Trotta, patron di Barley Arts, sul concerto di Springsteen a Ferrara pochi giorni dopo l’alluvione in Romagna.
E così si arriva al podio, sul quale non manca qualche sorpresa. Lo scoop sul ritorno post Pink Floyd a Pompei di David Gilmour, per due date organizzate da D’Alessandro e Galli nel 2016, è il nostro terzo pezzo più letto di sempre. Meno divertente l’articolo che occupa la seconda posizione: siamo al 21 aprile del 2020, in pieno lockdown, e l’allora presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro tuona che non si tornerà agli spettacoli dal vivo fino a che non ci sarà un viaccino. Col senno di poi, è andata esattamente in quel modo. Sorpresa assoluta in prima posizione: un check del patrimonio di Jane Birkin realizzato a luglio 2023, in occasione della scomparsa della cantante e attrice francese. Grazie dell’attenzione che in questi anni ci avete riservato e… ai prossimi mille post!