Emergenza, 300 band indie italiane si sfidano per suonare al Taubertal Open Air Festival

Chi vincerà il campionato italiano delle band non professionistiche (ma quasi)? Quali saranno i due gruppi chiamati a rappresentare lo Stivale alla Champions League della musica indie? Lo scopriremo tra venerdì e sabato, giorni in cui all’Alcatraz di Milano si terranno le finali di Emergenza Festival, contest che da ormai 25 anni mobilita in giro per l’Italia una rete di venue che spazia da Genova a Roma passando per Torino e Firenze, attiva qualcosa come 300 band emergenti pronte a sfidarsi attraverso un percorso di 100 live. Arrivare tra i primi due classificati significherà avere il diritto a esibirsi nella seconda settimana di agosto in Germania al Taubertal Open Air Festival, in una serata dedicata ai vincitori di tutti i contest nazionali del network di Emergenza. All’Alcatraz si sfideranno 36 band tricolori, alcune delle quali molto promettenti. Occhio per esempio ai Blind Monkeys (nella foto), band milanese che non dispiacerà agli appassionati del rock anni Settanta, roba che mette d’accordo i fan di Led Zeppelin, Pink Floyd e Yes. Dal Piemonte arriva il new progressive degli Underwoods, poi ci sono il country dei Wings Along Road e l’indie sound degli Almost. Come dire: ce n’è per tutti i gusti. «Come da formula collaudata – spiega Francesco Frilli, direttore per l’Italia di Emergenza Festival – in occasione della finale entra in ballo la giuria di qualità. Fino a oggi i concorrenti si sono confrontati nei diversi turni eliminatori della kermesse sulla base dei voti del pubblico. Era insomma in ballo la loro capacità di attrarre persone, avere un seguito, una fan base più o meno organizzata, tutti aspetti importanti per chi fa musica in modo più o meno professionale. In finale, oltre al voto del pubblico, conterà in maniera decisiva il giudizio di un parterre d’eccezione che rappresenta il music business: andiamo da Bmg a Marshall Records, passando per gli Abbey Road Studios». La storia di questo contest si incrocia con quella degli ultimi 25 anni di music business. «Siamo partiti – racconta Frilli – con un esperimento: eravamo un gruppo di amici professionisti della musica, ci eravamo formati nelle diverse scene indie italiane degli anni Ottanta e ci eravamo lasciati ispirare dal film “The Blues Brothers”. C’è qualcosa di molto romantico nell’organizzare un concerto, soprattutto se lo spirito è quello di dare una chance a chi ha un progetto artistico e cerca visibilità partendo dal basso». La parabola di Emergenza, che nel ’96 ha conosciuto la prima finale europea al Bataclan di Parigi e nel ’97 la prima finale mondiale all’Astoria di Londra, ha toccato l’apice all’inizio degli anni Duemila, «quando la rivoluzione del file sharing – racconta Frilli – non aveva ancora messo in ginocchio il settore ed erano tantissimi i ragazzi che ci provavano, perché andare in tour in venue di primo piano, farsi ascoltare e sottoscrivere un contratto discografico spesso e volentieri poteva equivalere a svoltare». Dopo la grande crisi il music business si sta rimettendo in movimento un passo per volta, nella consapevolezza che i bei soldi di una volta non girano e forse non torneranno mai più a girare, «ci sono meno ragazzi che covano queste ambizioni, magari, ma comunque tutti molto motivati». Quest’anno Marshall Records si metterà a caccia di artisti da produrre tra i concorrenti di Emergenza. «In ogni caso – conclude Frilli – lo spirito di chi partecipa al contest deve essere quello di testarsi dal vivo su palchi importanti, far girare la propria musica davanti a un pubblico ancora più grande, magari in un contesto internazionale». Calcare le tavole dell’Alcatraz significa già aver vinto una battaglia.