Dopo Fedez anche il rapper (di sinistra) Kento lascia Siae: «Sono per il servizio pubblico, ma stavolta scelgo il privato»

Mentre in Senato si discute il recepimento della direttiva Barnier, è sempre più guerra intorno al diritto d’autore. Non c’è in questi giorni dibattito pubblico intorno ai temi della musica e, più in generale, delle arti che prima o poi non vada a parare sul tema, con l’uditorio che si divide tra chi è a favore di una riforma Siae che non pregiudichi il suo ruolo di monopolista e chi, al contrario, spinge per la liberalizzazione e l’apertura ai privati del mercato del collecting. Davide D’Atri, ad di Soundreef, startup italiana con sede legale a Londra che ha già strappato Fedez alla Società italiana autori ed editori, ha annunciato un imminente nuovo colpo a sorpresa di qui ai prossimi giorni. Un altro popolare musicista, dal «portafoglio diritti» particolarmente ricco, starebbe per lasciare Siae e passare al suo competitor privato. Ma intanto Siae incassa il sostegno di Gabriele Ciampi, compositore romano che si è esibito lo scorso anno alla Casa Bianca e si appresta a ricevere il Premio Barocco 2016: «Siae – dichiara – garantisce in maniera uniforme autori ed editori e io sono d’accordo con la causa. Mi interessa che ci sia un’istituzione italiana che ci rappresenta nel mondo, e che sia riconosciuta in America come in Giappone, come di fatto è». Dopo il patrocinio del Concertone del primo maggio di Roma, Siae patrocina nuovamente il Premio Carlo Bixio, giunto alla quinta edizione, affiancando i promotori Rai, Apt e Rti nella ricerca di giovani e talentuosi autori di prodotti audiovisivi. Al Premio, messo a disposizione per questa edizione dalla Rai, che offrirà al vincitore 15mila euro a fronte di un contratto di licenza di dodici mesi, si aggiunge il riconoscimento Siae di 3mila euro. Il «Premio Siae Idea d’Autore» verrà assegnato – come nelle passate edizioni – alla sceneggiatura che, tra quelle valutate dalla Giuria, si sarà distinta maggiormente per l’originalità della concezione iniziale. Soltanto pochi giorni fa, Siae aveva assunto una posizione molto dura su un servizio del Tg2 effettuato a seguito dell’interpellanza bipartisan pro-liberalizzazione del collecting che alcuni senatori avevano inviato al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. «Insulti – recitava il testo del comunicato – e dati fasulli, presentati da chi – per strumentalità politica e non per consapevolezza del merito delle questioni affrontate – non ha mai inteso confrontarsi con Siae né ha mai ritenuto utile leggere la copiosa documentazione messa a disposizione sul sito Siae e presentata anche di recente dal presidente Filippo Sugar alle commissioni parlamentari».

 

Sondreef continua in ogni caso a fare proseliti. In attesa del grande nome che sarà ufficializzato a breve, c’è un altro artista che in questi giorni sta lasciando Siae per passare alla società amministrata da Davide D’Atri. E, curiosamente, il suo profilo è quanto di più lontano si possa immaginare da quello di un convinto assertore del liberalismo: è Kento (nella foto di Federico Chiesa), al secolo Francesco Carlo, rapper calabrese trapiantato a Roma con una lunga storia di militanza di sinistra dietro le spalle. «Se mi chiedi – spiega – se sono a favore della liberalizzazione della gestione della risorsa acqua, puoi già immaginare quale sarà la mia risposta. Anche per ciò che riguarda la cultura la penso allo stesso modo: dovrebbe funzionare come la sanità, con pari garanzia di accesso per tutti». Se però gli parli di collecting del diritto d’autore, Kento ha idee diverse: «Preferisco passare a un piccolo player privato come Soundreef che mi assicura trasparenza nella rendicontazione e certezza nei tempi di pagamento. Vivo di musica, sono laureato in legge ma ho sempre fatto una certa fatica a comprendere i meccanismi di rendicontazione di Siae. Il voto per censo, meccanismo in virtù del quale i grandi autori pesano più di quelli piccoli, poi mi penalizza. Meglio una realtà di dimensioni ridotte in cui posso avere sempre voce in capitolo sulla mia attività». Ma l’autore di «Musica Rivoluzione» è sicuro che con il passaggio in Soundreef troverà ciò che non ha trovato in Siae? «Ho riflettuto a lungo – risponde Kento – prima di prendere questa decisione. Alla fine alla scelta ha contribuito qualcosa di terribilmente concreto: faccio molti concerti e Soundreef ti offre online un form nel quale tu inserisci i dati degli eventi che farai con il relativo cachet e già ottieni un preventivo di quanto incasserai di diritto d’autore. Per chi fa il mio mestiere è una cosa sacrosanta». E il processo di innovazione tecnologica avviato da Siae? «Se stanno investendo in innovazione tecnologica – replica il rapper – mi fa piacere. Il mio auspicio, da convinto sostenitore del servizio pubblico, è che il caso Soundreef rappresenti un campanello d’allarme che porti finalmente Siae sulla strada del cambiamento. Per troppo tempo – conclude Kento – è rimasta la società fondata da Giuseppe Verdi. Tale e quale».