Avete presente Jason Lindner? Sì, proprio il jazzista newyorchese che suona pianoforte e tastiere in «Blackstar», ultimo meraviglioso album di David Bowie. È protagonista, suo malgrado, dell’ultimo distopico episodio di deepfake applicato alla musica, perché i suoi profili artista di Spotify e Apple Music sono stati hackerati per ospitare un album che lui non ha mai realizzato (s’intitola «A Night in the Sun» e contiene alcune tracce in italiano come «Determinazione» e «Non puoi vedermi»), ma evidentemente è frutto di utilizzo (un po’ scolastico) dell’intelligenza artificiale.
Ecco cosa Lindner scrive sul suo profilo Instagram: «Ieri è uscito in streaming un falso album di JASON LINDNER intitolato A Night in the Sun. È un album di Ai. E si tratta di una nuova attività chiamata FURTO DI STREAMING. I miei dati di caricamento devono essere stati violati, trafugati, comprati, venduti, o che so io, da una società di distribuzione digitale, e ora questa patetica finzione di musica si trova nello spazio in cui solo la mia musica dovrebbe stare online, con l’obiettivo di sfruttare la mia piattaforma e rubare le royalties dello streaming. Ho contattato @applemusic e @spotify per farlo togliere, ma questo non risolverà il problema principale. Ma mi piacerebbe pensare che le aziende possano e debbano essere ritenute responsabili di violazioni dei dati come questa. Ho shazamato le tracce e hanno portato ai risultati di molti altri album falsi, che suonano tutti come la stessa bossa nova di sax generata dall’AI», scrive ancora Jason Lindner che quindi conclude: «Per quanto divertente, questo rende la pubblicazione di musica in digitale più frustrante e complicata, oltre a sembrare un po’ distopica».
Qual è il fine di chi ha hackerato i profili Spotify e Apple Music di Jason Lindner? L’augurio è che chi di dovere indaghi. La raccomandazione, per gli artisti in ascolto, è di fare la massima attenzione quando si maneggiano account e password. C’è gente strana in giro. Strana e pronta a tutto.