AC/DC, ecco come si crea una fan experience fisica (nell’era digitale)

Momento importante per i fan degli AC/DC, tra le celebrazioni per il cinquantennale della band fondata da Angus Young e l’imminente «Power Up Tour» che sabato 25 maggio li vedrà di scena alla Rcf Arena di Reggio Emilia, a nove anni di distanza dall’ultima esibizione italiana in quel di Imola. In questo contesto, si è appena chiuso il pop up store di Milano, in zona Colonne di San Lorenzo, salutato in tre giorni da qualcosa come 5mila fan che hanno potuto acquistare dischi e merchandising del gruppo australiano, assistere al dj set di Toky e a talk i cui panel spaziavano dal presidente di Sony Music Italy Andrea Rosi al promoter di Barley Arts Claudio Trotta. Una fan experience «fisica», qualcosa di diverso eppure perfettamente complementare all’epoca della musica in streaming. Abbiamo colto l’occasione per chiedere a Luca Fantacone, direttore del Catalogo di Sony Music Italy, come si organizzano queste iniziative. Ci ha risposto con lo scritto che segue.

La fan experience è da sempre al centro del mercato musicale, basti pensare ai concerti, agli incontri con i fan, al supporto fisico elaborato (le versioni deluxe per esempio). Nelle varie epoche sono cambiate le esigenze e i comportamenti degli utenti e si sono create nuove opportunità di interazione e relazione con gli artisti, quindi la costumer experience non è un ragionamento nuovo ma un’attività che va adeguata all’epoca in cui viviamo.

Come Sony Music Italy partiamo dall’analizzare l’attualità, ovvero che il negozio fisico non è più sistematicamente il primo luogo della music discovery, per questo è necessario creare nuove modalità di coinvolgimento del pubblico. In secondo luogo, più il fan si sente parte di un progetto, più si fidelizza. Non è un caso infatti, per esempio, che gli artisti contemporanei spesso coinvolgano i loro fan prima ancora di uscire con la propria musica.

Parlando degli AC/DC abbiamo ragionato su un pop up store a Milano che incarnasse il DNA della band e si rivolgesse a un pubblico ampio. Sappiamo infatti che hanno un pubblico trasversale, in tutto il mondo e anche in Italia. Abbraccia almeno quattro generazioni. La loro musica così diretta ed energica arriva facilmente al cuore dei giovani, io stesso li ho scoperti a 15 anni negli anni Ottanta, quindi ben dopo il loro primo disco.

La musica degli AC/DC ha un presidio del formato fisico fondamentale, ma al tempo stesso abbraccia piattaforme e modalità diverse: vinili, cd, download, streaming. Ogni volta che la band ha rilasciato la musica sulle diverse piattaforme musicali ha fatto successo. Fino al 2012 il catalogo era solo in fisico, poi è stato caricato su iTunes raggiungendo numeri giganteschi e successivamente su Spotify e altre piattaforme di streaming, collezionando numeri pari a quelli degli artisti contemporanei. Mettere in piedi un pop up store richiede mesi di lavoro e il goal è creare non solo un’esperienza ma un vero e proprio ecosistema, che faccia sentire il pubblico a proprio agio.

Ne abbiamo fatti diversi in questi anni, uno dei più grandi in assoluto è stato quello del 2015 dedicato agli One Direction, 1D World, a Milano (ben 600 metri quadri) e a Verona. L’ultimo in ordine di tempo, quello a Sanremo nella settimana del Festival, dedicato al repertorio di Sony Music Italy, oltre ad aver visto a tanta affluenza si è rivelato anche un successo in termini di acquisti. Siamo in un’epoca in cui più che mai il pubblico ha voglia di partecipare e il modo più efficace per raggiungerlo è scegliere, tra le tante opportunità che abbiamo, i giusti strumenti.
Luca Fantacone