Ai e Musica, Mazza (Fimi): «Servono regole certe a tutela del copyright»

L’intelligenza artificiale rappresenta senza dubbio la quarta rivoluzione digitale in 20 anni per il music business. Mentre a Bruxelles si discute il regolamento previsto dall’Ai Act che dovrebbe normare l’impatto del machine learning sull’industria creativa in generale, ospitiamo l’intervento di Enzo Mazza, ceo di Fimi, sull’importanza di regole certe a tutela del settore e il ruolo che è chiamata a giocare l’Italia in questa partita.

 

In questi giorni a Bruxelles si lavora per individuare un accordo sulle regole europee in materia di intelligenza artificiale generativa.

La posizione del Parlamento europeo, votata prima dell’estate, è molto chiara sulla necessità di adottare misure di trasparenza sui modelli di fondazione e sulle necessità di fornire informazioni sui contenuti utilizzati per addestrare le piattaforme.

Più traballante la posizione del Consiglio, con molti Stati membri sotto pressione delle tech che detengono il controllo delle maggiori piattaforme di Ai generativa.

Tra le false prospettive che vengono illustrate per evitare regole stringenti vi è il ricorrente appello a non fermare l’innovazione o il mondo delle start up europee nel settore. Una posizione strumentale che ha l’unico scopo di lasciare mano libera a sei o sette grandi realtà globali che hanno già ingerito miliardi di dati personali e contenuti protetti presenti in rete senza alcuna autorizzazione.

Nell’ambito dei contenuti musicali o creativi è invece fondamentale per lo sviluppo di un mercato sano e competitivo che l’Ai Act preveda che le piattaforme rendano disponibili una registrazione dei contenuti utilizzati per la formazione del modello di fondazione sufficientemente dettagliata per consentire alle parti legittimate di esercitare o far valere i propri diritti ai sensi del diritto dell’Ue, compreso il diritto d’autore.

Pensare di non regolamentare in maniera precisa gli obblighi di trasparenza per le piattaforme potrebbe trasformarsi in un grave pericolo per le imprese musicali, gli autori e gli artisti che sono pronti ad utilizzare le potenzialità offerte dalle tecnologie di Ai generativa, ma in un quadro legislativo chiaro e definito.

L’Italia ha sempre dimostrato di prestare forte attenzione all’evoluzione delle tecnologie di Ai nel contesto della protezione dei diritti d’autore.

Pochi mesi fa il sottosegretario Borgonzoni ha organizzato un convegno internazionale ed espresso una posizione molto forte in materia.

Più preoccupante invece apprendere che l’Italia, tramite il ministro Urso, avrebbe firmato una posizione comune con Francia e Germania per proporre modelli di autoregolamentazione piuttosto che previsioni normative.

Un errore che peraltro non è nemmeno in linea con quanto espresso dal presidente del Consiglio Meloni al recente meeting sull’Ai di Londra e come futura presidenza del G7.

L’Italia deve assumere una posizione chiara e decisa nel Consiglio Eu che metta al centro la tutela dei contenuti rispetto alle piattaforme.

Il tema dell’intelligenza artificiale è stato anche oggetto di una ricerca globale promossa da Ifpi che ha rilevato gli atteggiamenti dei fan di musica nei confronti dell’intelligenza artificiale.

Il 79% ritiene che la creatività umana rimanga essenziale per la creazione di musica. Il 76% ritiene che la musica o la voce di un artista non dovrebbero essere utilizzate o importate dall’intelligenza artificiale senza autorizzazione. Il 74% concorda sul fatto che l’intelligenza artificiale non dovrebbe essere utilizzata per clonare o impersonare artisti senza autorizzazione.
Enzo Mazza