Pomigliano Jazz, 680mila spettatori in 21 anni e la musica che «si riappropria» del Vesuvio

Nel 1996 era il festival del cuore industriale della Campania. Oggi è un po’ l’evento live della riappropriazione del Vesuvio, dopo gli incendi che hanno devastato il vulcano che domina il golfo di Napoli. Stiamo parlando di Pomigliano Jazz, punto di riferimento al Mezzogiorno per tutti gli amanti della cosiddetta «musica classica nera» da ormai 21 anni. L’edizione 2017 debutta giovedì 27 luglio ai conetti vulcanici del Carcavone con al tramonto l’unica data italiana del progetto che unisce Matthew Herbert, Enrico Rava e Giovanni Guidi, per chiudersi domenica 6 agosto con «Vesuvio in maggiore», l’ormai tradizionale concerto al tramonto sul cono del vulcano (nella foto di Titti Fabozzi) che quest’anno si tradurrà in una produzione originale condivisa da Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura. In mezzo un cartellone di rilievo che passa attraverso il vocalist Gregory Porter (3 agosto ad Avella) e il Robert Glasper Experiment, particolarmente gradito agli amanti delle contaminazioni (2 agosto a Cimitile). Lontana dall’essere una manifestazione elitaria, Pomigliano Jazz ha offerto concerti gratuiti fin dalla sua prima edizione, ospitando artisti di fama mondiale, facendoli interagire con musicisti della scena campana e nazionale, promuovendo inedite e coraggiose produzioni. Fedele a sé stesso nelle sue mutazioni, dal 2011 il festival ha esteso i suoi confini diventando itinerante. La sua azione di promozione territoriale passa oggi anche per la valorizzazione turistica della regione, trasferendo l’attenzione che ogni anno riesce a catalizzare sulle preziose risorse storiche, artistiche, naturalistiche ed enogastronomiche della Campania. Dall’esperienza del Festival, inoltre, sono nate una Fondazione culturale, la Fondazione Pomigliano Jazz,e un’etichetta discografica, Itinera, il cui catalogo comprende già diverse produzioni di pregio, molto apprezzate dalla critica e richieste in tutto il mondo, in molte delle quali collaborano musicisti campani ed internazionali (su tutti alcuni lavori con Don Moye e Roscoe Mitchell dell’Art Ensemble of Chicago). Per 21 anni consecutivi, Pomigliano Jazz ha contribuito alla crescita culturale, sociale ed economica del territorio coinvolgendo oltre 680mila spettatori, molti dei quali alla prima esperienza con il jazz e altre musiche d’oggi. Oltre 5.100 tra artisti, operatori del settore e giovani cittadini alle prime esperienze lavorative sono stati coinvolti nell’organizzazione. Circa 20mila i partecipanti agli itinerari turistici ed enogastronomici tra i sentieri del Parco Nazionale del Vesuvio e del Parco Naturale Regionale del Partenio, i palazzi e i borghi medioevali di Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia e Sant’Anastasia, i siti archeologici di Castellammare di Stabia, Cimitile, Pollena Trocchia, Somma Vesuviana e Avella. Oltre 5.400 i bambini, i ragazzi e gli adulti che hanno finora partecipato alle guide all’ascolto del jazz, con giornalisti e musicisti; ai seminari di educazione al ritmo, con il contributo di percussionisti d’eccezione; ai workshop professionali, rivolti ai giovani musicisti; ai laboratori creativi, destinati ai più piccini, legati ai temi del riciclo: tutti appuntamenti gratuiti, senza limitazioni di accesso, programmati non solo in occasione della kermesse estiva ma anche durante l’anno, in collaborazione con istituzioni educative e scolastiche.