Ormai è questione di giorni. Sabato prossimo, con la data di Roma, si aprirà ufficialmente il mini-tour italiano di David Gilmour. Sei esibizioni in tutto, per l’ex chitarrista e voce principale dei Pink Floyd ora impegnato a Vienna, declinazione della tournee mondiale dell’ultimo album «Rattle that lock». Ben più dei concerti al Circo Massimo (2 e 3 luglio) e all’Arena di Verona (10 e 11 luglio sold out) a solleticare l’immaginario collettivo ci pensa il ritorno (7 e 8 luglio sold out) a Pompei, già teatro (anzi: anfiteatro) della memorabile performance a porte chiuse che i Floyd tennero nell’ottobre 1971, immortalata nel rockumentary «Live at Pompeii» di Adrian Maben. L’unicità della circostanza fu rimarcata dallo stesso Gilmour, le cui dichiarazioni, a marzo scorso, fecero eco al tweet del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. La curiosità dei fan è tanta, qualche indiscrezione sul tema è d’uopo. Il cantiere per il concerto di Gilmour (nella foto tratta dal profilo Facebook della moglie Polly Samson), all’interno dell’anfiteatro degli Scavi di Pompei, si è aperto lunedì scorso, all’indomani della rimozione della piramide lignea che aveva ospitato la mostra «Mito e Natura» della Soprintendenza archeologica vesuviana. Al momento nella struttura lavorano a turno circa 200 persone per conto di D’Alessandro & Galli, l’agenzia che organizza il doppio live. Si provvede al cablaggio dell’area – chi conosce la storia del «Live at Pompeii» sa che portare la corrente elettrica all’anfiteatro fu un problema non di poco conto già per i Pink Floyd 45 anni fa – e si prepara l’allestimento del palco. La gran parte dei trasporti di materiali viene effettuata a mano, così da impattare il meno possibile sulla struttura. Per il montaggio interviene una gru con braccio di 30 metri. Quanto alla configurazione del palco, tema caro a tutto il popolo floydiano, a quanto apprende «Money, it’s a gas!» contrariamente a ciò che accade per le altre date del «Rattle That Lock World Tour» il live stage di Pompei sarà scoperto. Ospiterà in ogni caso il celeberrimo «cerchio» che, a partire dagli anni Ottanta, è scenario inconfondibile delle performance floydiane. La soluzione senza copertura servirà a valorizzare l’eccezionalità della location e a richiamare le suggestioni del «Live at Pompeii» che fu. Sorprese in vista anche per quanto riguarda la scaletta che potrebbe fare più di una concessione alla tracklist della performance pompeiana di 45 anni fa. L’arrivo in zona di Gilmour è previsto per l’inizio della settimana prossima. Sistemazione top secret.
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