Arriva altra benzina sul fuoco del dibattito per la liberalizzazione del collecting. E stavolta ha la bolla d’accompagnamento dell’Antitrust: l’autorità garante della concorrenza ha infatti inviato un parere al Parlamento e al Governo sul recepimento della direttiva Barnier. L’authority sottolinea che «il nucleo della direttiva è costituito dalla libertà di scelta. In virtù di questo principio, è riconosciuto ai titolari dei diritti la facoltà di individuare un organismo di gestione collettiva “indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell’organismo di gestione collettiva o del titolare dei diritti”. Il valore e la ratio dell’impianto normativo europeo – spiega l’Autorità – risultano gravemente compromessi dalla presenza, all’interno dell’ordinamento nazionale, della disposizione contenuta nella legge sul diritto d’autore, ormai isolata nel panorama degli ordinamenti degli Stati membri, che attribuisce a un solo soggetto (Siae) la riserva dell’attività di intermediazione dei diritti d’autore».
Non si è fatta attendere la replica di Siae che «rispetta – si legge nella nota ufficiale – l’opinione dell’Antitrust ed è naturalmente pronta ad adeguarsi alle decisioni del Parlamento. Tuttavia si permette di far notare come il Parlamento Europeo, la Commissione Europea e la Corte di Giustizia Europea abbiano chiarito come la Direttiva sia compatibile con l’esclusiva e abbiano sottolineato che una esclusiva non è di ostacolo alla crescita del mercato del diritto d’autore e anzi ne presidia lo sviluppo. Ne è dimostrazione il fatto che quello italiano è il mercato che nel 2015 ha registrato il maggiore tasso di crescita a livello europeo». Com’era prevedibile passa intanto al contrattacco Soundreef, player privato concorrente di Siae sui segmenti concerti e musica d’ambiente. «Il parere dell’Antitrust – commenta l’ad Davide d’Atri – conferma la bontà della nostra tesi, che del resto sta alla base della nascita stessa della società. Il regime di esclusiva nella gestione dei diritti d’autore, lo dice anche l’Antitrust, è anacronistico e per niente al passo colle nuove esigenze del mercato musicale. Lasciare operare società straniere di raccolta dei diritti d’autore in Italia – prosegue D’Atri – senza farle stabilire nel nostro territorio era insensato». A questo punto: che influenza avrà questo parere sul dibattito parlamentare in atto in Senato in questi giorni?