I Led Zeppelin tornano insieme, anzi no. L’informazione musicale nell’epoca della sua riproducibilità sui social

L’uomo schizoide del Ventunesimo secolo è un animale social. È inutile che ci giriamo troppo intorno: per la gran parte di noi prima fonte di approvvigionamento notizie è Facebook, la seconda magari è Twitter e, in questo tripudio di like e condivisioni, spesso facciamo fatica ad andare appena un po’ oltre la lettura dei famigerati 140 caratteri. Vale per tutti i campi dell’informazione, non fa eccezione la musica. Le derive del fenomeno sono molteplici e, in alcuni casi, molto curiose. Facciamo qualche esempio concreto: ieri sera molti nostri amici di Facebook hanno condiviso, in termini entusiastici, il post di un portale americano acchiappa-click (non facciamo pubblicità: non la meritano) che annunciava nientemeno che il ritorno dei Led Zeppelin, nientemeno che con un nuovo album in studio e nientemeno che con un tour negli Stati Uniti. Possibile? Oh, Robert Plant, in un’intervista di due anni fa, non aveva escluso categoricamente («Non faccio parte di un jucke box!», disse) qualsiasi ipotesi di questo genere? Increduli abbiamo cliccato il link del portale americano acchiappa-click per capire meglio la questione e ci abbiamo trovato innumerevoli dettagli su cosa Jimmy Page e soci avrebbero di lì a poco fatto in sala d’incisione e sui palchi degli Usa. Possibile? L’oscuro portale americano acchiappa-click fa uno scoop del genere e la crema dell’informazione di settore – da Billboard a Rolling Stone, passando per Nme – «buca» la notizia? Sempre più increduli abbiamo riletto il post, quand’ecco che poco al di sotto del titolo mettiamo a fuoco la data: April 1, 2015. Primo aprile 2015. Trattavasi di banale pesce d’aprile, per giunta pure datato. Nessuno si scandalizza: il «genere» di suo è vecchio quanto il giornalismo stesso. Tuttavia c’è una domanda che si pone con prepotenza: possibile che quei nostri molti amici di Facebook – persone che la musica la seguono, la ascoltano e la capiscono – ci siano cascati? Il fenomeno non è molto diverso da quello dei «morti ri-morti», più volte manifestatosi negli ultimi mesi. A dicembre scorso, per esempio, è morto Ravi Shankar, il genio indiano del sitar, maestro del Beatle George Harrison. Chissà quanti nostri amici avranno condiviso commossi «coccodrilli» su questa figura decisiva della storia della musica. Peccato che Shankar fosse morto, sì, l’11 dicembre, ma del 2012. A fine febbraio scorso, poi, è morto pure il genio della chitarra spagnola Paco De Lucia. E giù tweet di cordoglio e video di Youtube che ne celebravano l’estro. Peccato che De Lucia se ne fosse andato, sì, il 25 febbraio, ma del 2014. Qual è l’origine del fenomeno? Una spiegazione «tecnica» può essere ricercata in una delle ultime diavolerie ideate dal team di Mark Zuckerberg, con Facebook che ti propone di ri-condividere post che per te utente (secondo l’insindacabile giudizio di loro di Facebook) sono stati importanti. Tu utente «ci caschi» e condividi, qualche tuo amico distratto ci casca e prende per nuova una notizia vecchia di qualche anno. Ammettiamolo: tendiamo a distrarci più o meno tutti, bombardati come siamo dal flusso continuo di informazioni cui i social ci sottopongono. E così la notizia (falsa) della reunion dei Led Zeppelin va a mescolarsi con la notizia (vera) dell’annuncio di «Fallen Angels», nuovo album di Bob Dylan, quella (vera) del rinvio di dieci date del tour americano degli AC/DC, causa malore del cantante Brian Johnson, finisce in ombra a causa della morte di Mike Starr, vecchio bassista degli Alice in Chains, scomparso proprio oggi, l’8 marzo. Ma di cinque anni fa.

LED ZEPPELIN

I Led Zeppelin sul palco, negli anni d’oro