Qual è il più grande nemico dell’industria musicale contemporanea? Il concetto di «gratis». Almeno secondo Jimmy Iovine, italoamericano classe 1953, già tecnico del suono per John Lennon e Bruce Springsteen, produttore di dischi fondamentali di Patti Smith e U2, artefice del successo in terra statunitense dei tenorini de Il Volo e, nella sua ultima incarnazione, dirigente di Apple Music nonché grande regista dell’operazione da due miliardi di dollari con cui la Beats di Dr. Dre si è ritrovata nel perimetro della Mela. Parlando dal palco del Vanity Fair New Establishment Summit non le ha certo mandate a dire ai competitor di Spotify e a tutta la galassia dello streaming gratuito. Sentite qua: «Abbiamo un problema nell’industria musicale, a mio parere: è tutta questa faccenda del gratis. L’industria televisiva non ce l’ha, quella cinematografica neanche, ma quella della musica sì. Secondo me, e non è la posizione ufficiale di Apple, bisogna superare il modello “freemium”. Forse serviva una volta, ma adesso mi sembra un gioco sporco». Se Apple Music «avesse un livello gratuito, avremmo 500 milioni di utenti ma non lo vogliamo. Siamo del parere che abbiamo costruito qualcosa di tanto potente e forte da funzionare comunque». Le aziende che offrono gli ascolti gratuiti «allargano il numero di utenti pesando sulle spalle degli artisti. Questo mi infastidisce molto». Se sei un artista, prosegue Iovine, «e raggiungi 100 milioni di ascolti in streaming da certe piattaforme vieni pagato solo per il 75% degli ascolti complessivi. E com’è possibile viverci? Logico che poi dicano: “Ok, non si guadagna dai dischi, andremo in tour”». Un ragionamento che, secondo il produttore, andrebbe a discapito della qualità delle opere incise «perché Bruce Springsteen, i Pink Floyd, i Rolling Stones e tutti quelli che hanno inciso i dischi che più vi piacciono si sono sempre presi un anno e mezzo di pausa per fare i loro album». Quindi una amara epigrafe sull’epoca del libero streaming: «La musica una volta era al primo o al secondo posto nei cuori della maggior parte delle persone. Ma se oggi dici a un ragazzino “Ok, puoi avere solo due app sul tuo smartphone”, nessuna di quelle due sarà di musica. E questo mi spaventa. Non ho ricerche che lo provino, ma lo sento dall’esperienza quotidiana».