Partiamo da due dichiarazioni. La prima la avete ascoltata tutti e in diretta: «Non me l’aspettavo. Ci speravo in un angolino del mio cuore, ma non me l’aspettavo. Mi auguro che adesso la gente si interessi alle cose che faccio, ai concerti, perché al di là dello spettacolo che avete visto in questi giorni io sono soprattutto un musicista ed è sul palco che mi sento me stesso». Una dichiarazione di Francesco Gabbani pronunciata subito dopo la vittoria alla 67esima edizione di Sanremo. La seconda la abbiamo ascoltata in pochi e risale a maggio dell’anno scorso: «Domani sera ho un mio artista che suona al Teatro Quirinetta. È Gabbani, quello che ha vinto Sanremo per la categoria Nuove proposte: un ragazzo intelligente, un artista strutturato. Sono pronto a scommettere che farà strada». A parlare era Francesco Cattini (al centro nella foto con Gabbani e la sua band), capo della International Music and Arts di Carpi, manager e promoter che di musica ne mastica. Per dire: da anni ha in scuderia un certo Franco Battiato che, ironia della sorte, di Gabbani è l’idolo dichiarato. Nella chiacchierata che facemmo a Roma meno di un anno fa, ci ha preso: il Festival della canzone italiana trascorsi dieci giorni dovrebbe essere archiviato, ma tutta Italia continua a interrogarsi sul senso di «Occidentali’s Karma», il pezzo è primo in classifica Fimi GfK in attesa dell’album che dovrebbe uscire ad aprile e persino «La scimmia nuda», inteso come il libro di Desmond Morris, vende copie. Cattini profeta? «Macché», risponde oggi. «Diciamo che i tre Sanremo di Carlo Conti mi hanno portato fortuna: nel 2015 Giovanni Caccamo ha vinto per le Nuove proposte, nel 2016 il duo Caccamo-Iurato è arrivato terzo mentre Francesco ha vinto tra i Giovani con “Amen”, quest’anno Francesco si è imposto tra i Big. Davvero non male». Ma com’è nato il sodalizio con Gabbani? «Bmg Rights – spiega il promoter emiliano – prima che partecipasse a Sanremo 2015 mi propose di seguire la sua attività live. L’ho ascoltato e mi è piaciuto: si sentiva l’influenza di Battiato, quanto Franco fosse importante per lui. La cosa me lo rendeva di conseguenza familiare. Il lunedì prima del Festival siamo andati a cena insieme, ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti. Quello che è successo dopo nessuno era in grado di prevederlo». Nel 2016 Gabbani con Cattini ha fatto 30 date in giro per il Paese, «la politica – sottolinea Cattini – era un po’ quella di far conoscere l’artista. Non tutte le date erano a pagamento, ma era chiaro che laddove Francesco era più conosciuto, come per esempio in Toscana, c’erano risultati di botteghino significativi». Con l’esplosione del tormentone «Occidentali’s Karma», ovviamente, cambia tutto: nell’agenda di Cattini c’è un incontro in Bmg sulla gestione del successo di Sanremo in chiave live. «Adesso – spiega il promoter – si tratta di fidelizzare il pubblico. L’idea mia è quella di partire a giugno con il tour estivo, privilegiare contesti che salvaguardino l’artista Gabbani, come per esempio i festival, e proporre prezzi contenuti. Con grande sorpresa stiamo infatti scoprendo che Francesco, vuoi per l’ormai celeberrimo balletto della scimmia, vuoi per il video virale, piace parecchio anche al pubblico dei giovanissimi. Potremmo allora pensare a una sorta di “family pack” per le sue date». Che «tiro» può avere sul pubblico, ora che ha vinto Sanremo? «Per rispondere – dice il patron di International Music and Arts – qui ci vorrebbe Frate Indovino. Ragionevolmente potremmo tararci su capienze tra i 2mila e i 2.500 posti». Il fatto che non sia ancora uscito l’album di Gabbani non è un rischio? Cattini risponde senza esitazione: «Il rischio al massimo sarebbe nella dinamica opposta: voler sfruttare l’onda lunga del successo di Sanremo, battere il ferro finché è caldo senza un progetto. Fancesco invece ha qualcosa da dire, viene da Carrara, terra di marmi, ha una struttura granitica e l’età lo ha aiutato a mettere a fuoco ciò che è e quello che vuole fare. Non bisogna cedere alle proposte spot che arrivano sull’onda di Sanremo, dobbiamo sforzarci di guardare più lontano». Per Cattini ci sono tutti i presupposti: «Il mio motto è che una rondine non fa primavera, ma tre indizi fanno una prova. L’anno scorso abbiamo avuto “Amen”, a dicembre “Foglie al gelo”, colonna sonora del film di Fausto Brizzi “Poveri ma ricchi”, adesso abbiamo “Occidentali’s Karma”. Ne ho visti arrivare e passare tanti, ma questo ha la stoffa per rimanere. Poi, come dice Battiato, “Ciò che deve accadere/ accadrà”». Ma il «Maestro Battiato» che ne pensa dell’«allievo» Gabbani? Cattini, che ha entrambi nel proprio portafoglio artisti, è la persona giusta a cui chiederlo: «Con Franco ne abbiamo parlato giusto pochi giorni fa. Gli faccio: “Hai sentito Gabbani? Nelle interviste ti cita come il suo punto di riferimento”. Sai come ha risposto? “Contento lui…”».
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