Lo avrete visto: dal 7 al 24 maggio torna Heroes Festival che quest’anno propone Lucio Corsi, Casino Royale e Cosmo. Quando nacque, nel 2020, in pieno lockdown, era un po’ l’evento simbolo della filiera della musica che voleva rimettersi in moto. Cosa è diventato nel frattempo? Ne abbiamo parlato con Dino Lupelli, direttore generale di Music Innovation Hub (nella foto) che lo organizza.
Lupelli, cosa resta in Heroes Festival dello spirito di cinque anni fa?
Heroes 2020 era una risposta “resiliente” di un pezzo significativo della filiera musicale a un problema contingente, quello della difficoltà oggettiva in cui gli addetti ai lavori erano stati messi dalla pandemia. Abbiamo messo in quella occasione per la prima volta in atto su larga scala la nostra visione che è quella di lavorare perché la musica possa diventare un veicolo per raggiungere obiettivi più ampi del mero intrattenimento: non solo la dimensione culturale ma più in generale una dimensione di valori, legati agli obiettivi di sviluppo sostenibile, un vero e necessario cambiamento sociale.
In questo senso lo spirito di Heroes rimane lo stesso: in ogni edizione abbiamo affrontato un tema specifico, prima la diversity e poi la produzione di live sostenibili con Elisa. Quest’anno, anche a valle dell’esperienza fatta a Napoli nel 2023 ci focalizzeremo sulla rigenerazione urbana e abbiamo scelto la partnership importante con Asvis e il loro Festival dello Sviluppo Sostenibile che speriamo di seguire nei prossimi anni. Heroes vogliamo sia sinonimo di musica per il cambiamento sociale e lo spirito rimane lo stesso della prima edizione.
Ribaltando la domanda: com’è cambiato, rispetto ad allora, il festival?
Innanzitutto più che il festival in se è cambiata la dimensione di fondo e ci siamo adattati: sono ripresi i tour, i festival, i concerti ed è ovviamente impossibile immaginare di ripetere quel format. Ne abbiamo quindi immaginato uno tutto nuovo, itinerante, aperto a varie scene, non solo italiane, e capace di parlare come sempre a un pubblico molto ampio.
Come mai avete scommesso sulla formula del Festival diffuso?
Perché ci piace pensare che l’intero Paese abbia voglia di abbracciare gli artisti e le artiste che decidono di partecipare ad Heroes prendendo a loro modo una posizione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. In questo senso abbiamo consolidato una partnership strategica con Asvis, la principale realtà italiana che si occupa dei 17 SDG’s: seguiremo loro quest’anno, città dopo città, amplificando grazie alla musica il loro messaggio sull’importanza di generare un cambiamento sociale nella direzione dell’agenda 2030.
Lucio Corsi, Casino Royale, Cosmo. C’è grande attenzione alla storia della musica indipendente italiana, ma anche al presente. Cosa conta di più dal vostro punto di vista?
Crediamo che la musica sia soprattutto uno dei principali strumenti di dialogo tra le generazioni e tra quelle che un tempo avremmo definito classi sociali. Siamo in un’era nuova della musica in cui gli steccati tra ciò che è alternativo e ciò che è mainstream sono sempre più sottili, con la possibilità per il pubblico di fluttuare tra diverse proposte e scene senza essere condizionato da schemi che sono in qualche modo superati. Sarà interessante capire se riusciremo a contribuire ad alimentare positivamente questo dialogo, tracciando una linea artistica che punta più sulla dimensione dell’ingaggio che del linguaggio.
Come si costruisce un festival «sostenibile»?
Abbiamo imparato a farlo anno dopo anno ed abbiamo capito che la sostenibilità non è solo nell’essere green ma nel guardare a tutto lo spettro della sostenibilità. Su questo abbiamo pubblicato anche un Protocollo, ancora molto attuale su come si possa progettare un festival musicale che sia sostenibile.
Per farlo serve attenzione a diversi fattori: dal bilanciamento di genere, all’attenzione al linguaggio, dalle strategie di inclusione alla scelta delle venue e ovviamente ad attivare quelle soluzioni per consumare energia da fonti rinnovabili e ridurre al minimo il consumo di plastica e gli sprechi di cibo. Se poi ci vogliamo focalizzare sull’ambiente, una delle evidenze di tutti gli studi internazionali sul tema è che i grandi raduni finiscono per produrre un impatto negativo se si pensa allo spostamento del pubblico. Ecco spiegato il motivo di Heroes che andrà verso il pubblico piuttosto che il contrario.