«Chiediamo con forza al Governo italiano di sostenere una regolamentazione equilibrata che, garantendo la trasparenza delle fonti, favorisca lo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale, tutelando e promuovendo al contempo la creatività umana originale e i contenuti culturali del nostro Paese».
È l’appello che trentaquattro industrie culturali e creative e associazioni hanno inviato al Governo in vista del Trilogo del 6 dicembre che avrà all’ordine del giorno il delicato negoziato per approvare l’Artificial Intelligence (AI) Act, il regolamento europeo che intende stabilire un quadro giuridico per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, compresa quella generativa. Analoghi appelli sono stati firmati da associazioni francesi e tedesche. Tra i firmatari ci sono da Siae a Confindustria Cultura, da Nuovo Imaie a Fimi passando per Afi e Pmi.
L’obiettivo è che i tre paesi europei che si sono opposti finora a una legislazione più stringente cambino la loro posizione sul regolamento europeo. L’appello raccoglie consensi bipartisan. Lo «condividiamo e sosteniamo», dice il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi. «L’intelligenza artificiale, infatti, porta con sé tutta una serie di complessi interrogativi. Per la prima volta nella storia dell’umanità ci troviamo di fronte a una tecnologia che non nasce al servizio esclusivo dell’uomo ma potenzialmente in sua sostituzione. Ritengo che finirà per entrare in tutti gli aspetti delle nostre vite. Certo potrà essere un’opportunità per le industrie culturali, musicali e creative. Deve però essere regolamentata per garantire la massima tutela dei diritti fondamentali delle persone e delle imprese. Servono norme chiare ed efficaci, come ha ribadito più volte il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il Governo – continua Mazzi – si sta impegnando molto su questo fronte, con una partecipazione attiva alla stesura della proposta in sede europea del regolamento sull’intelligenza artificiale. L’Italia gestirà inoltre il prossimo G7 dove l’intelligenza artificiale costituirà uno degli argomenti centrali. Possiamo giocare una partita fondamentale con una proposta di regole chiare sulla trasparenza e la protezione dei dati».
Dalle file del Pd si distingue la posizione di Brando Benifei, capodelegazione degli Euodeputati Pd e co-relatore dell’Artificial Intelligence Act: «Condivido pienamente l’appello delle industrie culturali e creative. Uno dei punti principali su cui il Parlamento Europeo si sta battendo, e su cui insisteremo al trilogo di mercoledì, riguarda proprio il riconoscimento del fatto che le attuali protezioni basate sugli strumenti legali già esistenti in Europa, come la normativa copyright, siano inadatte a garantire tutele adeguate in assenza di regole di trasparenza chiare, rigorose e specifiche a carico degli sviluppatori di Ia generativa in questo regolamento. È inaccettabile che il lavoro creativo e intellettuale di centinaia di migliaia di lavoratori, artisti e interpreti venga utilizzato senza il loro consenso. È una violazione non soltanto del diritto d’autore ma in senso più ampio dei diritti fondamentali». A questo link il testo integrale dell’appello sull’Ai Act.
Alla fine il governo italiano raccoglie la sfida: sull’Ai Act l’Italia insiste affinché «tutti i modelli e i sistemi Ia rientrino in un quadro di regole certe e semplici, corredate di sanzioni per ogni modello e sistema di Ia, inclusi quelli fondativi». Inoltre l’Italia ritiene che il quadro regolatorio possa beneficiare «di codici di condotta che, operando in sinergia con le normative vigenti, contribuiscano ad una regolamentazione efficace dell’IA, con l’applicazione di sanzioni in caso di non conformità». Lo rileva la presidenza del Consiglio italiana in una nota, in occasione della partecipazione del sottosegretario con delega all’Innovazione, Alessio Butti, al Consiglio Ue Telecomunicazioni. LìItalia – prosegue la nota – supporta anche «un ruolo più incisivo degli Stati membri nella definizione della Strategia europea in tema di Ia, nell’approvazione di codici di condotta con la Commissione e nella designazione di autorità competenti a livello nazionale». Infine, l’Italia «conferma l’importanza di mantenere le proprie prerogative nazionali in ambiti cruciali come sicurezza, ordine pubblico e giustizia come esplicitato nell’Orientamento generale del Consiglio. Sosteniamo un quadro regolatorio chiaro e semplice per tutti i modelli e sistemi Ia – ha sottolineato il sottosegretario Alessio Butti – per assicurare che l’innovazione proceda nel rispetto dei diritti umani e dei valori fondamentali».