«Mr. Dazn» mette sul piatto 10 milioni di sterline per rendere possibile il sogno di un museo di David Bowie da realizzare a Londra, sotto la prestigiosa effige del Victoria & Albert Museum. È Len Blavatnik – miliardario di origine ucraina che con la sua Access Industries possiede il pacchetto di maggioranza della piattaforma di streaming ma anche quello di Warner Music Group, major che un anno fa ha rilevato il catalogo del Duca Bianco – il personaggio chiave del deal che ha reso felice tutti i fan di Bowie. La si potrebbe leggere così: investe sull’immagine dell’artista per far crescere (se possibile) ancora di più il valore del catalogo.
A partire dal 2025 ci sarà infatti uno spazio espositivo esclusivo a Londra, dedicato interamente alle sue memorabilia della rockstar britannica. L’annuncio è arrivato dal Victoria & Albert Museum che in questi mesi ha completato l’acquisizione dello sterminato archivio Bowie: ben 80mila pezzi fra lettere, costumi, foto e altri oggetti riconducibili alla vita e alla carriera dell’alieno del glam, morto a 69 anni nel 2016. La struttura si chiamerà David Bowie Centre for the Study of Performing Art e verrà allestita nella zona est della capitale del Regno Unito, cuore creativo di questi ultimi decenni non troppo lontano da Brixton, sobborgo meridionale un tempo popolare della metropoli che al musicista diede i natali l’8 gennaio 1947 e che nel lontano 1962 offrì il primo palcoscenico al suo genio eccentrico ed eclettico, ancora da adolescente.
La collezione – ha sottolineato in una nota Tristram Hunt, ex deputato e direttore del prestigioso V&A – metterà a disposizione del pubblico anche elementi inediti «del processo creativo di un innovatore della musica e di un’icona della cultura» pop. E comprenderà non solo manoscritti di testi musicali, spartiti, missive, strumenti, ma pure costumi come quelli resi celebri dall’album «Ziggy Stardust», datato 1972, o dai concerti dell’Alladin Sane Tour del ‘73. Nonché foto e ritratti realizzati da alcuni dei maggiori fotografi del Ventesimo secolo quali Terry O’Neill, Brian Duffy o Helmut Newton. «Diventare i custodi di questi archivi incredibili e avere il potere di aprirli al pubblico è un sogno che si realizza», ha aggiunto Hunt.
L’operazione, evidenzia il museo londinese, è stata resa possibile sia dalla volontà degli eredi di David Bowie, inclusi la vedova Iman e il figlio Duncan, avuto dalla prima moglie Angie Barnett, sia dalla donazione ad hoc da 10 milioni della Blavatnik Family Foundation (istituzione benefica che fa capo a Blavatnik) e dalla branca musicale del colosso dell’intrattenimento Warner Group.