Avete visto «Elvis», il biopic su Elvis Presley di Baz Luhrmann? Noi pure, ma da grandi fan di The King qualche perplessità ce l’ha lasciata. Non che il film sia brutto, anzi. Non che Austin Butler non sia bravo a recitare (ok, quando a fine film si vede l’Elvis vero, il confronto non può che essere impietoso), non che Tom Hanks non sia un grande (tra l’altro è la seconda volta, dopo il capolavoro «Forrest Gump», che un personaggio da lui interpretato «incontra» The Pelvis). È la colonna sonora il punto debole: questa scelta a tutti i costi attualizzante – che passa per le reinterpretazioni dei brani di Presley da parte di artisti contemporanei, per i mash-up con l’urban e addirittura le parentesi rap nei pezzi blues degli anni Cinquanta – non ci persuade. Obietterete che è lo stile di Luhrmann, certo. Ma con un racconto musicale così potente di suo, con quei pezzi a disposizione, forse non aveva senso sovraccaricare la colonna sonora di spunti extra che hanno il limite di distrarre lo spettatore impedendogli di abbandonarsi ed emozionarsi. Che poi sono le uniche cose che contano, quando si va al cinema.
Non è comunque di questo che volevamo parlarvi, ma di quanto l’operazione «Elvis», il film, faccia bene ha chi ha in mano il business legato al brand Elvis. Secondo Billboard, anche grazie al film, il patrimonio riconducibile al mondo di Presley è arrivato a valere 1 miliardo di dollari. Breve riassunto delle puntate precedenti: nel 2005 la figlia di Elvis, Lisa Marie, ha venduto l’85% della Elvis Presley Enterprises alla Ckx, società del promoter Robert F.X. Sillerman, nel frattempo deceduto. Costo dell’operazione: 100 milioni di dollari. Ckx ha pagato troppo, si diceva all’epoca negli States. Poi è successo che nel 2011 una società di private equity ha acquistato Ckx, rivendento i diritti di licenza di Presley a un’altra società, Authentic Brands Group, per una cifra dichiarata di 145 milioni di dollari.
Nel 2020 il valore del patrimonio era di 400-600 milioni di dollari, secondo quanto scriveva Rolling Stone. Ora – riferisce Billboard – anche grazie al film il patrimonio di Presley vale più di un miliardo di dollari. Grazie a una serie di accordi furbacchioni del manager di Elvis, il colonnello Tom Parker, interpretato da Tom Hanks nel film, l’eredità comprende una fetta enorme e sempre redditizia delle sue pubblicazioni, anche se Presley era soprattutto interprete. Parker, preveggente sul valore dei cataloghi, pretese fin dall’inizio che Elvis (e lui con Elvis) ricevesse la metà dei diritti di pubblicazione delle canzoni che aveva registrato. Se volevi che Presley cantasse la tua canzone, dovevi dargli la metà dei diritti di pubblicazione.
A parte Graceland, la maggior parte del valore dell’eredità di Elvis risiede nelle 650 composizioni di cui possiede i diritti di co-pubblicazione. Secondo le stime di Billboard, il catalogo di Presley ha generato royalties editoriali per una media di 12 milioni di dollari all’anno negli ultimi tre anni. Di questi, Authentic Brands ha incassato circa 4,5 milioni di dollari. La proprietà, tuttavia, non trae altrettanto profitto da altri preziosi asset: nel 1973, il Colonnello fece un accordo per vendere tutti i master di Presley alla Rca Records per 5,4 milioni di dollari, il che significa che l’etichetta non paga royalties ai titolari per i brani pubblicati prima del 1973. Secondo le stime di Billboard, la Rca, controllata di Sony Music, grazie a Presley ha ricavato in media 23,5 milioni di dollari l’anno nell’ultimo triennio.
Il nuovo film su Elvis è destinato a stimolare l’ascolto di Elvis da parte del pubblico giovane. Oltre a «That’s All Right» (eseguita da Gary Clark Jr.) e a «Can’t Help Falling In Love» (Kacey Musgraves), il film potrebbe rilanciare la meno nota «Edge of Reality» (remixata dai Tame Impala), così come il remake di «Ocean’s Eleven» del 2001, rilanciò «A Little Less Conversation» remixata da Junkie XL. Tirando le somme: a noi l’operazione non sarà piaciuta fino in fondo, ma questa roba funziona maledettamente bene dal punto di vista di chi la ha messa in pedi. And that’s all right for you…