Il Premio Nobel per la Letteratura ha problemi molto seri, lo sapete: da un lato lo scandalo Arnault che ne ha sospeso l’assegnazione, dall’altro il fatto che il letterato degno più di tutti di riceverlo dagli anni Sessanta a questa parte, Mr. Philip Roth, ha lasciato questo mondo infame. E di conseguenza il Nobel, più che Mr. Philip Roth, ha perso un’occasione. Qui però vogliamo parlare dell’ultima assegnazione che ci ha fatto sognare: quella del 2016 a Bob Dylan, con tutta la cantilena di polemiche che ne è seguita. Una assegnazione che farà discutere per chissà quanto tempo, si disse. Se ne discute, per esempio, dal 29 al 31 ottobre all’Università di Roma Tre, dove all’Aula Magna di lettere e filosofia si tiene il convegno internazionale «Bob Dylan and the Arts»: sedici esperti tra cui accademici, artisti e musicisti provenienti da tutto il mondo rifletteranno sui molteplici aspetti della produzione artistica di «Sua Bobbità». Un confronto che, partendo da musica e cinema, attraverserà pittura, teatro, letteratura, filosofia e religione, sulle tracce dell’identità sempre mutevole di una tra le personalità più influenti e discusse degli ultimi sessant’anni. La manifestazione sarà inaugurata dal rettore Luca Pietromarchi e vedrà, nel corso delle giornate, la partecipazione di numerosi dylanisti, dylaniani e dylaniati. Tra questi Alessandro Carrera, docente della Houston University e premio Montale di poesia, parlerà del complesso rapporto tra Dylan e la cultura afroamericana o ancora David Pichaske, docente della South West Minnesota University, esplorerà il retroterra culturale del Midwest nelle sue canzoni e nelle opere del cantautore. Una sessione speciale sarà dedicata all’opera pittorica del misterioso mentore di Bob Dylan, il maestro Norman Raeben. Dei suoi lavori sarà presentata per la prima volta un’esposizione digitale, accompagnata dal commento dell’artista newyorchese Roz Jacobs, allieva del maestro assieme a Dylan (in una foto Afp del 1978). Tra le attività in programma, il 30 ottobre si terrà il concerto-spettacolo «The Greenwich Village Folk Scene», ideato dall’esponente del movimento del folk revival newyorchese cantautore Chris Lowe che ripercorrerà in musica la storia culturale del Greenwich Village. «Abbiamo voluto rendere omaggio alla poetica di un grande artista – sottolinea Maria Anita Stefanelli, docente e curatrice dell’evento insieme con Fabio Fantuzzi – riunendo esperti e studiosi che insieme potranno elaborare spunti innovativi sulla poliedrica attività del Menestrello di Duluth. Un modo per condividere con i nostri studenti e tutti gli appassionati un lavoro di ricerca e approfondimento che il settore disciplinare di Lingua e letterature angloamericane dell’ateneo porta avanti da tempo». Come direbbe il Zimmy? Come writers and critics who prophesize with your pen…