C’era una volta il promo, il breve filmato di accompagnamento al nuovo singolo in uscita che gli artisti più affermati inviavano ai programmi Tv di maggiore prestigio, quando le richieste di apparizione erano eccessive. Poi arrivarono Panoram, Cinebox e Scopitone, evoluzioni del juke box che consentivano di abbinare alla riproduzione della musica le immagini dei musicisti che la eseguivano. Poi ancora arrivò Mtv e i videoclip divennero un’arte. Perché il «filmato» è sempre stato un mezzo formidabile per veicolare la musica, ieri come oggi. Oggi, appunto: ci sono pochi dubbi sul fatto che i video siano da considerare arte. Vogliamo forse dire che quella di Mat Whitecross, l’uomo che trasformò i Coldplay in scimmie per «Adventure in a Lifetime», e Mark Pellington, l’autore del corto che accompagna «Next to me» degli Imagine Dragons, non sia arte? Altro che: oggi i video che in quanto a contenuto artistico sorpassano il brano che accompagnano non sono affatto merce rara. All’estero, come in Italia. Per dire: senza il talento immaginifico del regista Francesco Lettieri progetti come quelli di Calcutta (nella foto un’immagine del video di «Paracetamolo») e Liberato avrebbero avuto la affermazione? Concediamoci almeno il beneficio del dubbio. Che sarebbe opportuno stimolare anche nel legislatore: la produzione di video non è infatti coperta dal tax credit che tanto bene sta facendo alla nostra industria cinematografica. Per questo «Imaginaction», festival internazionale dedicato ai videoclip in corso fino al 14 ottobre a Cesena, e Fimi, confederazione delle major discografiche, hanno lanciato una petizione per chiedere al Governo di «equiparare il videoclip, forma di espressione artistica sempre più diffusa ed importante, agli altri audiovisivi che beneficiano del tax credit». L’appello ha subito riscosso grande successo, ottenendo l’appoggio di molti artisti del panorama musicale e non solo: tra gli altri, Fiorello, Giovanni Allevi, Antonello Venditti, Gianna Nannini, Piero Pelù, Gino Paoli, Red Canzian, Nesli, Federica Carta, Biondo, Emma Muscat. La questione, secondo il ceo della Fimi Enzo Mazza, «riguarda la legge numero 220 del 14 novembre 2016 sulla “Disciplina del cinema e dell’audiovisivo” che vede i videoclip privati di alcuni vantaggi fiscali in quanto considerati “a carattere promozionale di un artista”». Vagli a spiegare quello che gli OK Go hanno fatto con il video di «The One Moment». Che per completezza di cronaca riportiamo qui sotto.
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