Da oggi l’Irlanda è più povera. Quella della musica, almeno: Shane MacGowan, autore, cantante e frontman del gruppo Celtic Punk The Pogues, per certi versi ultimo grande poeta irlandese, se ne va all’età di 65 anni.
«È con il più profondo dolore e il più pesante dei cuori che annunciamo la scomparsa del nostro più bello, caro e amato Shane MacGowan», hanno dichiarato in un comunicato la moglie Victoria Clarke, la sorella Siobhan e il padre Maurice.
L’artista si è spento serenamente con la famiglia al suo fianco, ha aggiunto il comunicato. Era stato ricoverato a Dublino per diversi mesi dopo che gli era stata diagnosticata un’encefalite virale alla fine del 2022. È stato dimesso la scorsa settimana, in vista del suo prossimo compleanno, il giorno di Natale. Al suo capezzale numerose rockstar. Una su tutte: Bruce Springsteen.
I Pogues fondevano la musica tradizionale irlandese e il rock’n’roll in una miscela unica e inebriante, mentre MacGowan è diventato famoso per le sue esibizioni stralunate e sbiascicate quanto per le sue potenti canzoni.
Le sue canzoni mescolano l’alto e il basso, lo scabroso e il sentimentale, spaziando da inni alla rissa a istantanee della vita nei bassifondi fino a canzoni d’amore inaspettatamente tenere. «Fairytale of New York», per esempio, è un classico natalizio agrodolce che si apre con le parole decisamente poco festive: «Era la vigilia di Natale, piccola, nella vasca degli ubriachi».
La presidente del Sinn Fein Mary Lou McDonald è stata tra i tanti in Irlanda a rendere omaggio a MacGowan. «Shane era un poeta, un sognatore e un campione della giustizia sociale», ha detto McDonald. «Nessuno ha raccontato la storia irlandese come Shane: storie di emigrazione, dolore, esilio, redenzione, amore e gioia».
Nato il giorno di Natale del 1957 in Inghilterra da genitori irlandesi, MacGowan ha trascorso i primi anni di vita nell’Irlanda rurale prima che la famiglia si trasferisse di nuovo a Londra. L’Irlanda è rimasta per tutta la vita il centro del suo immaginario. È cresciuto immerso nella musica irlandese assorbita dalla famiglia e dai vicini, assieme ai suoni del rock, della Motown, del reggae e del jazz.
Ha frequentato l’elitaria Westminster School di Londra, da cui è stato espulso, e ha trascorso un periodo in un ospedale psichiatrico dopo un esaurimento nervoso durante l’adolescenza. MacGowan abbraccia la scena punk che esplode in Gran Bretagna a metà degli anni Settanta. Si unisce a una band chiamata Nipple Erectors, esibendosi con il nome di Shane O’ Hooligan, prima di formare i Pogues assieme a musicisti come Jem Finer e Spider Stacey.
I Pogues – abbreviazione del nome originale Pogue Mahone, versione inglese del gaelico «pog mo thoin» che sta per «baciami il c…» – fondono l’energia furiosa del punk con le melodie e gli strumenti tradizionali irlandesi, tra cui banjo, tin whistle e fisarmonica.
«Non mi era mai venuto in mente che si potesse suonare musica irlandese per un pubblico rock», ha ricordato MacGowan in «Una pinta con MacGowan», un libro di memorie del 2001. «Poi finalmente è scattata la molla. Mettere su una band irlandese a Londra che suonasse musica irlandese con un ritmo rock and roll. L’idea iniziale era quella di suonare solo vecchi brani, ma poi ho iniziato a scrivere».
Il primo album della band, «Red Roses for Me», è stato pubblicato nel 1984 e presentava versioni rauche di canzoni folk irlandesi assieme a brani originali come «Boys from the County Hell», «Dark Streets of London» e «Streams of Whisky».
MacGowan scrisse molte delle canzoni dei due album successivi, «Rum, Sodomy and the Lash» (1985) e «If I Should Fall from Grace with God» (1988), che spaziano da canzoni allegre come la title track a ballate come «A Pair of Brown Eyes» e «The Broad Majestic Shannon».
Il gruppo pubblicò anche un EP del 1986, «Poguetry in Motion», che conteneva due delle migliori canzoni di Shane MacGowan, «A Rainy Night in Soho» e «The Body of an American». Quest’ultima è stata protagonista della serie televisiva «The Wire» dei primi anni 2000, cantata durante le veglie funebri degli agenti di polizia di Baltimora.
«Volevo fare musica pura che potesse essere di qualsiasi epoca, per rendere il tempo irrilevante, per rendere irrilevanti le generazioni e i decenni», scrisse nel suo libro di memorie.
I Pogues furono per un breve periodo in cima al mondo, con tour da tutto esaurito e apparizioni alla televisione statunitense, ma il lavoro della band divenne sempre più irregolare, in parte a causa delle lotte di Shane MacGowan con l’alcol e le droghe. Nel 1991 venne fatto fuori dagli altri membri della band.
Si esibì con un nuovo gruppo, Shane MacGowan and the Popes, prima di riunirsi ai Pogues nel 2001 per una serie di concerti revival. MacGowan ha avuto per anni problemi di salute e ha usato una sedia a rotelle dopo essersi rotto il bacino una decina di anni fa. È stato a lungo famoso per i suoi denti rotti e marci, fino a quando nel 2015 ha ricevuto un set completo di impianti da un chirurgo dentale che ha descritto l’operazione come «l’Everest dell’odontoiatria».
Ha ricevuto un premio alla carriera dal presidente irlandese Michael D. Higgins in occasione del suo sessantesimo compleanno. L’occasione è stata segnata da un concerto celebrativo alla National Concert Hall di Dublino con artisti come Bono, Nick Cave, Sinead O’Connor e Johnny Depp.
La moglie su Instagram ha scritto: «Sono benedetta oltre ogni dire per averlo incontrato, per averlo amato e per essere stata amata da lui in modo infinito e incondizionato e per aver avuto così tanti anni di vita e amore e gioia e divertimento e risate e così tante avventure». Chiunque abbia mai amato la musica dei Pogues le è testimone.