Pinguini Tattici Nucleari a San Siro, Riccardo Zanotti: «Ecco come abbiamo costruito la scaletta del concerto»

E fu così che i Pinguini Tattici Nucleari presero anche San Siro. Dopo la data zero da 60mila spettatori di Mestre, a Milano si è consumato il primo atto della due giorni che rappresenta il momento clou del primo tour negli stadi della band bergamasca  organizzato da Magellano Concerti. Uno show che si concentra sugli ultimi quattro capitoli in studio della parabola pinguinesca attraverso 25 canzoni, un setlist che lascia fuori appena «Il re è nudo» e «Diamo un calcio all’aldilà».

Si parte con «Zen», brano che apre l’ultimo album «Fake News», c’è l’esaltazione collettiva della hit «Giovani Wannabe», poi arriva «Tetris», singolo di «Gioventù Brucata», il disco del 2017 in cui i Ptn, per la prima volta, fecero capire chi erano. «Hold on» dialoga con «La storia infinita», «Bergamo» diventa «Hikikomori», anche il singolo politico branded content «Coca Zero» trova il suo spazio, prima che «No no no» sfumi in «Ricordi» e «Lake Washington Boulevard» faccia cantare tutto lo stadio come faceva il pubblico dell’Alcatraz, ai tempi in cui il pezzo non era neanche in scaletta.

La reference principale di Riccardo Zanotti e soci continuano a essere i Coldplay. E così, proprio come succede dei concerti di Chris Martin e soci, puntuale arriva la parentesi acustica. Qui abbiamo «Scatole», «Giulia» e «Cena di classe». Il cuore della scaletta resta comunque «Irene», tra le più belle canzoni degli anni Duemila, quindi si fa largo l’autocelebrativa «Dentista Croazia». Ci si aggira dalle parti di «Fuori dall’Hype» con «Antartide» e «Freddie» cantata da Elio Biffi, poi hit di ieri («Ridere») e oggi («Rubami la notte»). Bis in arrangiamento «orchestrale» giocati tra «Ringo Starr», «Scrivile scemo» e «Pastello bianco».

La scaletta, secondo il frontman Riccardo Zanotti, è «un percorso circolare. A noi piacciono molto le canzoni circolari, i romanzi circolari, le storie circolari, i film circolari e di conseguenza si inizia con “Zen” perché è il sunto di quello che rappresenta l’ultimo disco per noi: cercare un equilibrio nel mondo fra finzione e realtà, fra bene e male, fra giusto e sbagliato, fra fama e, che ne so, serenità. Vogliamo presentarci proprio in quel modo. C’è tutta una parte in cui si dice che il concerto è annullato (anche se è per finta) appunto proprio perché si gioca sul pubblico. Di conseguenza si parte da lì. Proprio perché l’importante per un musicista è non perdere la sua autenticità, come qualcuno la chiama. Poi tante volte sono discorsi che non hanno senso questi, però noi ci crediamo, cioè vogliamo andare avanti con quello che siamo e finiamo con “Fuori dall’Hype”».

L’ultimo brano è proprio la title track del loro primo album con Sony Music «ma in realtà fa da sottofondo», continua Zanotti, «è la versione solo pianoforte mentre noi ringraziamo il pubblico. A Venezia è stato bellissimo perché tutto il pubblico poi l’ha cantata e quindi anche noi li abbiamo seguiti, però non era nata così l’idea. Per noi il finale vero dello spettacolo è “Pastello Bianco” che ha una lunga coda strumentale scritta apposta per questo tour e sottolineata da tutta la possibilità scenica che abbiamo. È un inside joke anche quello di “Fuori dall’Hype” perché è un pezzo che, pur essendo stato singolo, non ha riscosso questo gran successo, però i fan quelli hardcore la conoscono e ogni concerto è un test di quanti di loro sono tra il pubblico. Se tutto lo stadio la canta, significa che ci sono tante persone che ascoltano anche i pezzi più marginali, è una sorta di cartina tornasole anche un po’ del pubblico, noi siamo lì che ringraziamo tutti, se sentiamo che si libera dal pubblico questo coro di “Fuori dall’Hype”, allora diventa l’ultima canzone. Tra l’altro è significativo lo stesso titolo, proprio perché è finito tutto, i fuochi d’artificio sono calati, senti l’odore della polvere da sparo, le macchine del fumo pian piano si sopiscono… tu sei lì con un piano in sottofondo mentre attendi di sapere se la gente vuole cantare con te, allora siamo tutti “Fuori dall’hype” in uno stadio che in realtà è pieno. Anche lì in realtà è finzione, credersi “Fuori dall’hype” in un momento invece che è un tripudio di festa di gioia e di colore», conclude l’artista.

Postilla necessaria. In queste ore di trionfo si fa tanto parlare della «normalità» dei Pinguini Tattici Nucleari che sarebbe la chiave del loro successo. Ci chiediamo: cosa c’è di normale nel fatto che, nel nostro show-biz e più in generale in Italia, venga finalmente premiato chi sa suonare, sa cantare, sa scrivere canzoni, sa stare sul palco e soprattutto lavora tanto?» Altro che normalità: i Ptn sono una assoluta eccezione. Non sono il Paese che abbiamo, sono il Paese che vorremmo. Che stia proprio qui la loro forza?