Concerti, il comune di Milano mette limiti al 2024. Continuiamo così: maltrattiamo la musica

La cronaca dei fatti, probabilmente, già la conoscete. Il Comune di Milano ha approvato le nuove linee guida per gli spettacoli dal vivo in luoghi pubblici, fissando dei limiti temporali, di decibel (da 75 a 80) e il numero massimo di eventi che si possono realizzare ogni anno in ogni singola località.

La delibera considera come un’unica area quella di San Siro-Ippodromo al Galoppo-Ippodromo La Maura dove per il prossimo anno si potranno tenere complessivamente non più di 34 eventi, come quelli che si sono tenuti quest’anno.

Infatti per quanto riguarda le principali location nel 2023 sono stati autorizzati in deroga allo Stadio Meazza 19 eventi (limite 80 decibel), all’Ippodromo del Galoppo 8 (di cui 3 con limite a 75 decibel e 5 a 80 decibel) e all’Ippodromo La Maura 7 (con limite a 80 decibel).

Sempre relativamente al 2023, per gli eventi che si svolgeranno in questi tre siti, al superamento della soglia dei 30mila biglietti paganti, è previsto a carico delle società organizzatrici un contributo forfettario a copertura delle spese straordinarie per il trasporto pubblico di 20mila euro per eventi che avranno luogo al Meazza e al Galoppo, e di 30mila per quelli che si svolgeranno all’Ippodromo La Maura.

Per quanto riguarda il 2024 il numero di eventi non potrà superare il limite massimo di giornate concesse in deroga già approvate per l’anno 2023.

Per l’area San Siro-Ippodromo al Galoppo-Ippodromo La Maura, nel 2024 l’organizzazione degli spettacoli dovrà tenere conto di una capienza massima complessiva non superiore a 78.500 partecipanti e dovrà prevedere la sospensione per almeno due giorni consecutivi nell’ambito di ogni settimana di programmazione.

Sul fronte della mobilità, dal 2024, viene stabilito un parametro di contribuzione pari a 0,80 euro a biglietto pagante, da corrispondere nell’ambito di un accordo da sottoscrivere con il Comune.

Fin qui la cronaca dei fatti. L’analisi della cronaca impone di dire che in Italia, ancora una volta, la musica non viene trattata come un settore industriale che genera sviluppo e crea posti di lavoro. Per carità: sempre sacrosanto pretendere il rispetto delle regole, specialmente in un Paese come il nostro, dove abbondano le discrezionalità.

Sarebbe però bello che le stesse regole valessero per tutti. A chi ci riferiamo? Beh, non ci sembra che, quando si parla di partite di calcio, il decisore pubblico adotti lo stesso tono assertivo. La musica è intrattenimento, esattamente come il pallone.

Ma che te lo dico a fare: da che mondo e mondo, nel Paese dove fioriscono i limoni, c’è intrattenimento e intrattenimento. E allora continuiamo così: maltrattiamo la musica.