Cirque du Soleil, Kurios: la psichedelia è viva (e vende 210mila biglietti)

Parlando del visore Apple Vision, Elon Musk l’ha toccata piano come suo solito: piuttosto che spendere 3.499 dollari, ha commentato, lui con 20 dollari lui ci compra funghi allucinogeni che in quanto a visioni non sono affatto da meno, anzi. Il problema semmai – verrebbe da aggiungere – è che i funghetti nuocciono gravemente alla salute.

Una terza via, se volete comunque provare un’esperienza psichedelica ma ci tenete alla vostra incolumità, è disponibile a Milano in piazzale Cuoco. Sì, proprio sotto il tendone da circo allestito dal Cirque du Soleil per lo spettacolo «Kurios – Cabinet of Curiosities». La psichedelia è viva e… finora ha venduto qualcosa 210mila biglietti al pubblico milanese.

Una specie di Wunderkammer che mette in fila prodigiosi funamboli e animali fantastici in un’apoteosi steampunk. Sembra di entrare in un freak show di epoca vittoriana (viene giusto in mente il manifesto che ispirò a Lennon «Being for the Benefit of Mr. Kite!»), c’è l’immancabile scienziato pazzo (il Cercatore) che ci invita a salire su un treno non sarà proprio quello dei desideri ma dei nostri pensieri, in ogni caso, all’incontrario va.

Per tutto lo spettacolo non sappiamo dove stiamo andando, ma comunque sentiamo comunque di volerci andare a tutti i costi. Può darsi sia un viaggio nel tempo, più probabilmente negli elementi (aria, terra, acqua, fuoco) quello che facciamo in compagnia di giannizzeri siamesi, murene contorsioniste, leoni invisibili e una vera folk band che suona musiche originali dal retrogusto gitano.

La produzione dell’ensemble canadese, portata in Italia da Vivo Concerti e Show Bees, è imponente e coinvolge 49 artisti, il 60% dei quali ha già lavorato con il Cirque du Soleil in precedenza.

Per questo show, il 35esimo del Cirque du Soleil dal 1984, sono stati realizzati oltre 8mila costumi e 426 oggetti di scena sotto la guida di un team creativo composto da 17 persone coordinate da Guy Laliberté e Jean-François Bouchard.

Un po’ si ride, ogni tanto ci si commuove, spesso si resta a bocca aperta, ancora più spesso si sogna in quello che potremmo definire uno spettacolo surreale. Nel senso originario del termine: quello del sogno che diventa fonte dell’arte. E allora, tanto per sognare: come sarebbe bello se un giorno lo spettacolo «The Beatles Love» che il Cirque du Soleil tiene in esclusiva a Las Vegas venisse rappresentato in Italia… non succederà mai, però chissà.