Natale, tempo di consigli musicali non richiesti ma in qualche modo doverosi. Mentre tutto l’arco costituzionale giornalistico (nazionale ed estero) prepara le liste delle migliori uscite discografiche del 2022, qui preferiamo come sempre svariare sulla fascia: eccovi tre uscite che, per svariati motivi, potreste esservi persi e invece fareste bene a recuperare subito.
Massimo Leoni, «Le amanti»
Cosa sarebbe successo se Bryan Ferry fosse nato in Italia? E se magari, all’inizio degli anni Ottanta, avesse incrociato lo studio di registrazione con Ivano Fossati? Non lo sapremo mai, eppure la stessa raffinatezza nella costruzione delle canzoni, lo stesso gusto per gli arrangiamenti ariosi, lo stesso equilibrio tra strumenti acustici ed effettistica che hanno contraddistinto molta produzione solista dell’ex leader dei Roxy Music li troviamo ne «Le amanti», secondo album del cantante e autore romano Massimo Leoni dopo «Canzonette morali» (2019), appena uscito per Alfa Music. Con, in aggiunta, la malinconia che contraddistingue le interpretazioni del maestro genovese. I testi sono spesso ermetici («Riporta il silenzio/ al suo posto/ Quel ritratto al suo tempo», canta Leoni in «Portati via di qui»), le reference importanti (c’è anche una rilettura elettronica di «The Lamb Lies Down on Broadway» dei Genesis), lo sguardo orientato verso un’idea di musica più che verso la musica che si fa oggi. Disco di grande eleganza. E, coi tempi che corrono, non è un dettaglio secondario.
Artizhan, «Breaks from the V»
Il mondo è grande ma può essere pure tremendamente piccolo: non ci siamo ancora decisi e, per questo, qualcuno ha coniato il termine «glocal». Un termine che descrive alla perfezione «Breaks from the V», album di Artizhan, ultimo progetto del producer napoletano Francesco Cozzolino che, nelle sue precedenti incarnazioni musicali, si è fatto notare in giro per l’Europa come Franky B e Cryptic Monkey. Ci puoi sentire il rumore di fondo di strada che passa sotto una casa in una qualsiasi periferia del mondo e il beat dei più prestigiosi club newyorchesi. C’è l’ossessione elettronica («More fun to the breaks», con Marcello Coleman) e la suggestione analogica («Who Be The B» potrebbe per esempio fare da colonna sonora a un remake di «Foxy Brown»). Tutto è contaminato, tutto è contaminabile: a casa di Franky funziona così.
Simone Matteuzzi, «Ipersensibile»
Piccola nota autobiografica. Siamo stati a vedere il concerto natalizio della Sugarino Big Band, orchestra swing fondata dagli alunni del Liceo Musicale Zucchi di Monza (repertorio che spaziava da Bing Crosby a Bobby Helms, arrangiamenti in molti casi inediti, molto bravi tutti). Ci ha colpito in particolare il pianista Simone Matteuzzi, ottima tecnica e grande senso della musicalità. Ci ha stupito scoprire che ha da poco pubblicato il singolo «Ipersensibile» che parte con una ritmica jungle per introdurre una strofa elettropop stile Bluvertigo (sarà l’aria di Monza). Poi arriva un inciso bossa nova (!), poi ancora dissonanze e tecnicismi prog (!!) che si concludono in un brevissimo quanto concitato sfogo soul (!!!). Completa il quadro un testo ironico al punto giusto. Questi giochetti qua riuscivano bene a Beck, qualche anno fa. Davvero non male. Simone Matteuzzi: segnatevi questo nome.