L’International Music Managers Forum, associazione internazionale dei manager di musica, ha una costola italiana: si chiama Music Managers Forum Italia, riunisce manager di artisti e artisti che si auto-gestiscono, si propone di diffondere «correttezza e trasparenza all’interno dell’industria della cultura e dell’intrattenimento» e ha come obiettivo principale la «professionalizzazione del ruolo del manager nel territorio italiano». Il board è presieduto da Katia Giampaolo (nella foto), manager dei JoyCut e ceo dell’Estragon di Bologna, e ne fanno parte Gigi Fasanella (Giò Sada), Paola Cuniberti (Niccolò Fabi), Gianluigi Potenza (España Circo Este), Gianrico Cuppari (Pinguini Tattici Nucleari, Ministri, Rovere) e Christoph Storbeck (Clap Your Hands Say Yeah, Tempers). Formalmente costituitasi nel 2016, l’associazione ha assunto l’attuale conformazione nei mesi del lockdown, quando l’intera filiera della musica, messa a dura prova dallo stop alle esibizioni di live, ha cercato nuove forme aggregative per fare massa critica nei confronti del legislatore. Tra i professionisti che hanno aderito a Music Managers Forum Italia, Giulio Mazzoleni (Mika), Ilaria Boccardi (Mannarino), Federica Torchia (Machete Crew) ed Emiliano Colasanti (Cosmo).
Nel corso del Linecheck, in programma durante la Milano Music Week, MMF Italia presenterà un manifesto in dieci punti per la valorizzazione della professione che pone l’accento sulla tutela degli interessi dei clienti, sull’impegno alla trasparenza, nonché sulla garanzia che i proventi dei «gestori» dei proventi dell’attività professionale dell’artista siano commisurati agli investimenti messi in campo a sostegno del progetto. La filosofia di fondo di MMF ha a che fare con il networking: «Uno dei mali storici del music business italiano è l’individualismo dei suoi professionisti, manager compresi», sottolinea Katia Giampaolo. «Lavorare insieme non è mai stato scontato da queste parti, anzi: a volte i colleghi vengono visti come pericolosi competitor, i contatti qualcosa da custodire gelosamente».
Un atteggiamento di retroguardia, secondo la presidente di Music Managers Forum Italia: «La divisione non paga. Lo abbiamo visto nei tanti tavoli che si sono svolti con il ministero della Cultura nel post lockdown, cui hanno partecipato moltissimi iscritti a MMF. La musica è stata, per esempio, il primo settore a chiudere e non ha ancora riaperto al 100% le proprie attività. Ci fosse stata maggiore sintesi da parte degli operatori del comparto, forse avremmo assistito a una storia diversa». Anche da questa necessità di sintesi nasce MMF che si impegna per la professionalizzazione del settore, «perché no: anche attraverso la battaglia per l’istituzione di un albo», conclude la Giampaolo.