L’emergenza sanitaria non ferma il Master in comunicazione musicale dell’Università Cattolica di Milano: quest’anno sarà possibile presentare la domanda di ammissione fino al 16 ottobre. E sono previste sono borse di studio per coloro che si classificheranno primi in graduatoria. A settembre c’è stato il ritorno in aula e per il 2021 la didattica dovrebbe alternarsi tra lezioni in presenza e utilizzo della modalità in streaming. Strutturato in 1.500 ore distribuite nell’anno accademico, il Master è dedicato allo studio dell’industria della musica pop e al suo rapporto con il mondo della comunicazione. In 20 anni sono stati selezionati oltre 450 studenti, svolte oltre 7.500 ore di lezione, attivati oltre 450 stage per cui la percentuale di placement si attesta tra il 66% e il 90% a sei mesi dal termine delle lezioni.
Nato nel 2000, in un momento in cui l’industria di settore stava era alle prese con la trasformazione digitale, il Master è rivolto a laureati e laureandi desiderosi di conoscere le dinamiche e le professioni della comunicazione nel mondo della musica, avendo sempre in mente un fondamentale principio: dietro un album, una canzone, un concerto, un videoclip, un passaggio in radio, un post, un tweet, un articolo, c’è sempre qualcuno che ha pensato a come promuovere quel tale artista, ha lavorato per raccontarcelo e ha studiato i canali migliori attraverso i quali farlo conoscere al grande pubblico.
Tra i temi caldi di quest’anno, ci sono ovviamente le ripercussioni dell’emergenza coronavirus sul music business. Il Master, nel 2020 ha riprogrammato la didattica in modalità blended, ricorrendo all’uso di diversi strumenti: streaming, chat, project work. Sono stati organizzati diversi webinar come quello tenutosi il 16 settembre dal titolo «I Concerti in Streaming: come funzionano (e perché non possono sostituire il live)». Il seminario, trasmesso in streaming sui canali social (Youtube, Facebook, Twitter e Linkedin) dell’Università Cattolica e sulla pagina Facebook del Master in Comunicazione Musicale all’interno della Open Week dell’Ateneo dedicata alla formazione post-laurea, ha trattato il fenomeno dei concerti in streaming a pagamento, una realtà già consolidata nei paesi anglosassoni.
«Secondo una ricerca di Report Music Watch – ha spiegato Gianni Sibilla, direttore didattico del Master – uno spettatore su tre è disposto a pagare per un concerto in streaming, a testimonianza del fatto che si tratti di una realtà già utilizzabile su scala industriale come del resto testimoniano le esperienze di gruppi come i Grateful Dead e i Bts. Ma è necessario creare uno spettacolo che valga il prezzo del biglietto. E la direzione è quella della cosiddetta “realtà aumentata” che peraltro abbiamo già sperimentato proprio in università in questi mesi sotto l’aspetto didattico».