A novembre 2017, quando uscì il primo numero, a qualcuno sembrò un’operazione un po’ avventurosa: perché la rivista che da sempre negli Stati Uniti, primo mercato al mondo per l’industria dell’entertainment, è sinonimo di music business sbarca in Italia che, in quanto a music business, è per definizione un local, se non addirittura ethnic market? A distanza di un anno il progetto di Billboard Italia appare molto più chiaro: la rivista fisica diretta da Federico Durante tira 50mila copie per una diffusione di 25mila copie e rappresenta il fulcro attorno al quale ruota un «ecosistema» di informazione digitale legata alla musica che comprende il sito web Billboard.it da 569mila utenti unici e 2,3 milioni di pagine viste al mese. Non solo: da lunedì 29 ottobre su Sky Uno alle 19.25 andrà in onda il primo format televisivo prodotto da Billboard Italia. Titolo: «Mara Impara – La nuova musica». Al centro della scena ci sarà Mara Maionchi, una vita tra edizioni musicali, case discografiche e talent show. A lei il compito di introdurre al pubblico italiano i protagonisti della nostra musica. Tra gli ospiti in scaletta Achille Lauro, Cosmo, Myss Keta, Nitro e Takagi & Ketra. «Quando siamo partiti – spiega Filippo Madella, direttore generale del gruppo editoriale Parcle che fa capo ad Andrea Minoia, licenziatario per l’Europa continentale del glorioso marchio Billboard – avevamo in mente esattamente questo modello di business. La “carta”, alla luce delle dinamiche che sempre di più caratterizzano il mercato dell’editoria, può forse apparire un mezzo desueto. E invece serve: il magazine cartaceo ti dà standing, posizionamento, autorevolezza sul mercato, una credibilità che puoi poi spenderti su altre piattaforme. Il nostro è soprattutto un hub creativo che produce contenuti originali». L’«indotto», per questo tipo di business, è destinato a diventare sempre più importante, proprio come succede in molte case history di oltre oceano. E la produzione di contenuti televisivi può rappresentare un signor indotto, attraverso la formula del brandend content. Una espressione che, secondo Madella, non è comunque pertinente per il caso di Billboard Italia: «Noi non facciamo brandend content, il nostro è un programma brandend funded: non c’è la piena integrazione tra il brand e quello che mostriamo come succede in molte serie Tv. Abbiamo inserzionisti che ci sostengono, ma la narrazione non è né deve essere appesantita dalla presenza dei marchi». Nel caso di «Mara Impara», ci sono i main partner Seat e Samsung e il partner tecnico Chateau d’Ax. Nuovi format televisivi in vista per Billboard? «Le idee non mancano», risponde Madella (nella foto). Quella che è più di un’idea è «l’espansione a tutta l’Europa continentale di questo progetto. Mercati come Francia e Spagna, in particolare, appaiono molto promettenti perché ben presidiati da generi come il rap e il latin pop». Come dire: ce ne sono di cose da raccontare. Sul magazine, sul web e in Tv.
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