Quella che si conclude oggi è una delle edizioni di Umbria Jazz di maggior successo. Parlano chiaro gli 1,4 milioni di incasso da biglietti e merchandising per circa 35mila paganti. Un risultato che vale come una conferma per la kermesse che è stata recentemente definita per legge manifestazione di interesse nazionale, e, ci permettiamo di aggiungere, internazionale. Il festival ha coinvolto oltre 500 artisti in 250 eventi, per dieci giorni di grande musica da mezzogiorno a tarda notte. Un successo anche dal punto di vista musicale: la «festa» a Quincy Jones, i Massive Attack che hanno avuto la meglio sul diluvio che si è abbattuto sulla città e la magia di David Byrne (nella foto tratta dal profilo Facebook della manifestazione) rimarranno nella storia della kermesse. Soltanto nell’Arena, i paganti sono stati oltre 28mila. Il Teatro Morlacchi, dedicato al jazz più ortodosso, ha totalizzato oltre 4mila spettatori. Bene anche i concerti alla Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’Umbria, dove è stato spesso necessario aggiungere posti, se non, come nel caso di Danilo Rea, replicare la data. E poi la creazione di opportunità per i giovani musicisti, con le clinics tenute in collaborazione con il Berklee College of Music di Boston che si svolgono a Perugia e del concorso organizzato assieme a Conad per scoprire e valorizzare i nuovi talenti del jazz.
Particolare impegno quest’anno è stato profuso sul fronte dei social network. Umbria Jazz è, al momento, il terzo festival jazz più seguito al mondo in termini di fan sulla pagina ufficiale, ma per numero di interazioni con i post su Facebook, nell’edizione che si è appena conclusa, ha fatto registrare prestazioni uguali o in alcuni casi più elevate rispetto agli altri. Da quando è stata lanciata la campagna, in coincidenza con la presentazione del programma, su Facebook e Instagram i fan sono aumentati di 20mila unità, mentre nei dieci giorni di festival sulle due piattaforme sono state raggiunte tre milioni di persone (15 milioni dalla presentazione del programma). Particolarmente positivi anche i dati sulle interazioni (mi piace, commenti, condivisioni, clic sul post e retweet) su post ed eventi: oltre 300mila su Facebook e Instagram. Per la prima volta poi sono stati realizzati video immersivi (cioè a 360 gradi), così da dare la possibilità al pubblico di ascoltare la musica e contemporaneamente di vedere, oltre che gli artisti, anche le location del festival. Proprio i video sono stati uno degli elementi più apprezzati: per gli eventi più importanti, a pagamento e non, sono state fatte dirette video (per la prima volta anche su Instagram durante l’esibizione dei Chainsmokers – i cui fan sono soprattuto su questa piattaforma – e nel corso del concerto di David Byrne). In più sono stati pubblicati videoracconti delle giornate in grado di mettere in evidenza, oltre alla musica, anche i sapori e i colori di UJ, e videomessaggi di tanti artisti così da coinvolgere ulteriormente i fan. Il risultato è che in dieci giorni di festival sono state visualizzate 2.750 ore di video, l’equivalente di 115 giorni. Per quanto riguarda il sito di Umbria Jazz, durante questa edizione sono state oltre mezzo milione le pagine viste, mentre le visite rispetto al 2017 sono aumentate del 65% (tre quarti arrivano da smartphone e tablet). Tremila infine le ore passate sul sito dagli utenti, che nel 10% dei casi sono stranieri.