Morgan e la De Filippi non più Amici: in difesa dell’«uomo che si ama odiare» (ma nobilita i talent show)

Se tra dieci o venti anni, in una ipotetica cena tra amici, dovesse mai saltare fuori come argomento di conversazione l’epoca in cui in Tv c’erano i talent show musicali, state pur certi che il pensiero di tutti convergerà su di lui: Marco Castoldi da Monza, in arte Morgan, «l’uomo che si ama odiare» del nostro immaginario pop, già front leader dei Bluvertigo, giudice di maggior successo dell’edizione italiana di X Factor, passato pure attraverso Mediaset con Amici di Maria De Filippi.

Eppure anche quest’ultima avventura, come quella con il format di Sky, è finita in maniera turbolenta. L’annuncio ufficiale del divorzio, da parte di Nostra Signora dell’italica televisione, è arrivato nel pomeriggio: «Sono purtroppo costretta a confermare le voci che annunciano l’uscita di Morgan da Amici (nella foto Ansa). È vero e lo considero un mio fallimento. Considero Morgan un artista a tutti gli effetti, un uomo pieno di cultura, pieno di ironia e di doppifondi (perché contengono tutto e il suo contrario), di conoscenza e di esperienza. È un musicista e sa tanto di musica, doti eccezionali per ricoprire, credevo, il ruolo di coach capitanando una delle due squadre che si fronteggiano durante la fase serale di Amici. E ho sbagliato. Non nel riconoscergli queste prerogative perché le ha – aggiunge de Filippi – ma perché ho creduto che potessero bastare, non valutando che avrebbe anche dovuto ricoprire un altro aspetto purtroppo altrettanto necessario: corrispondere alle esigenze dei ragazzi. Creare quel legame che porti i ragazzi in gara, a credere nel loro coach; far sì che i ragazzi gli riconoscano le capacità di guida e di crescita come è giusto che sia in ogni rapporto costruttivo e mai impositivo. Questo non è successo. Anzi – sottolinea ancora la conduttrice – purtroppo è successo l’esatto contrario. La squadra che Morgan ha capitanato è composta attualmente da quattro partecipanti e tre di loro hanno chiesto a noi una soluzione immediata, disposti – uno di loro con certezza -anche a lasciare il programma pur di non dover più avere obbligatoriamente Morgan come coach. Si sono sentiti non compresi, mai esaltati non nelle loro doti perché non sanno nemmeno se le hanno, ma nello spirito di entusiasmo inteso come tensione positiva, e di fiducia con cui si vorrebbe e dovrebbe affrontare il palco del serale e la gara. Amici – fa notare la sua ideatrice – è e vuole rimanere un programma che racconta al pubblico le vicende di alcuni ragazzi che hanno talento e che sperano di vederlo riconosciuto da chi fuori dal programma, potrà offrire loro un’occasione di far diventare quel che sognano, realtà. E io questo non posso tradirlo. Dato lo stato dei fatti, e non volendo perdere una risorsa come Morgan, ho proposto – prosegue ancora De Filippi – ai ragazzi e a lui stesso, che la sua figura potesse rimanere a fare quello che spesso lui mi ha ricordato essere la miglior espressione di sé: fare musica e parlare di musica. Svincolando lui dagli obblighi degli schemi che invece purtroppo servono a far andare avanti la macchina organizzativa. E svincolando loro, i ragazzi, dalla regola che vuole che il coach decida in accordo con la produzione, i brani da assegnare, i brani da schierare e le scelte di chi, in caso di perdita di partita, debba affrontare il ballottaggio e poi magari anche l’abbandono del programma. Morgan non ha voluto incontrare né noi né ha voluto accettare l’invito a parlare lui direttamente con i ragazzi. Ha scelto di mandare un suo rappresentante con l’intento di spiegare ai ragazzi chi fosse davvero Morgan e quali qualità avesse da offrir loro. L’incontro tra il suo rappresentante e i ragazzi c’è stato e non ha sortito nessun cambio di visuale da parte loro. Dopo una lunga e vana attesa di un incontro con gli autori e con chi gestisce la produzione, tutto è degenerato. Da lui sono partiti gli insulti, le accuse, le teorie complottiste e persecutorie, fino alla ovvia e necessaria risoluzione degli impegni reciproci. Peccato. Morgan – conclude De Filippi – è e rimane una persona che ho stimato e che stimo per essere com’è. Tutti mi dicono che presto farà in modo che su di noi ricadano le più brutte nefandezze. Spero di no e laddove fosse, spero di continuare a rimanere salda nel mio pensiero su di lui».

Non si è fatta attendere la replica del cantante, affidata al suo profilo Facebook: «Voglio dire che sono stato offeso e trattato male, tutto qui. Che la lite coi ragazzi è sceneggiatura televisiva ma è l’unica cosa a cui potevano appigliarsi di fronte alla paura che hanno. La loro paura è fondamentalmente basata sull’enorme divergenza di stile: io credo nella qualità, nella cultura e nella comunicazione sana e intelligente, nell’arte e nel servizio pubblico, nell’istruzione. Loro nella televisione spicciola, nel mercato, nel denaro, nel mantenere bue il popolo e ben salde le poltrone. Hanno paura. Tutto qua. Io ho offerto loro molte proposte molto impegno e molta passione e molta professionalità loro mi hanno linciato. Un ambiente dove avviene un linciaggio è normale? No, ovviamente».

Anche con la produzione di X Factor in questi anni sono più volte volati gli stracci, segno della difficoltà da parte della produzione di gestire un personaggio tanto centrato nei giudizi sulle esecuzioni dei concorrenti quanto sfuggente nella quotidianità. Ma la sensazione, archiviata la sua esperienza a X Factor, è che quel format con lui fuori dai giochi abbia perso qualcosa. Perché i talent sono uno schema e gli schemi alla lunga diventano noiosi, a meno che non ci sia una variabile impazzita che li faccia saltare quando meno te lo aspetti. Perché, se c’è una cosa che a Marco Castoldi da Monza in arte Morgan è riuscita bene nella vita, è il ruolo della variabile impazzita. Perché Marco Castoldi da Monza in arte Morgan, anche quando parla a spiovere, è valore aggiunto. Almeno per gli standard della musica italiana come ce la racconta la televisione.

  • ROBERTO ZANELI |

    Ogni tanto qualcuno che fa quello che pensa Chapeau MORGAN

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