Il mercato degli strumenti musicali infila il secondo anno consecutivo di crescita (e si lascia la crisi alle spalle)

Pubblichiamo di seguito il reportage sullo stato di salute del mercato degli strumenti musicali apparso sul «Sole 24 Ore» del 20 marzo 2016.

 

La crisi dei consumi si è sentita eccome, se consideriamo che il mercato italiano ha perso in sei anni addirittura un terzo del proprio valore. Tuttavia il peggio sembra alle spalle: il business degli strumenti musicali infila due anni consecutivi di crescita, attestandosi a fine 2015 intorno ai 280 milioni. E per l’export nell’ultimo anno si registra addirittura un balzo in avanti di 16,2 punti percentuali.

La tendenza si è invertita e il merito è innanzitutto delle aziende produttrici e distributrici che, con grande dinamismo, hanno saputo riorganizzarsi diversificando fasce di prodotti e strategie di marketing. Perché la tradizione, ai tempi del mercato globale, sarà pure importante ma da sola non basta. Anche se sei il Paese che ha dato i natali ad Antonio Stradivari e, in tempi più recenti, ha inventato gli amplificatori Davoli usati dai Beatles e l’organo Farfisa caro ai Pink Floyd.

Il comparto sfila a Francoforte

Conta internazionalizzare: ecco perché in questa fase c’è grande attenzione verso Musikmesse (dal 7 al 10 aprile) e Prolight + Sound (dal 5 all’8 aprile), due fiere rispettivamente dedicate a strumenti  musicali e tecnologie per l’entertainment che a breve si incroceranno a Francoforte su Meno. Al primo evento saranno presenti 80 espositori del Bel Paese. «La ricchezza del Made in Italy in questo ambito – spiega Donald Wich, ad di Messe Frankfurt Italia – si esprime nella lavorazione artigianale degli strumenti prodotti principalmente da aziende di piccole e medie dimensioni, apprezzati in tutto il mondo per peculiarità tecniche e sonore». Ci sarà una nutrita delegazione dell’arte liutaria cremonese, riconosciuta patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, come i produttori di fisarmoniche del distretto marchigiano di Castelfidardo che porteranno in terra tedesca prodotti di eccellenza apprezzati all’estero. «Anche in termini di visitatori – prosegue Wich – la risposta italiana è molto positiva, con più di 1.740 operatori che nel 2015 hanno visitato la fiera, facendo registrare una crescita del 10% rispetto al 2014». Quanto a Prolight + Sound, evento nato in seno a Musikmesse e da ormai 15 anni divenuto indipendente, a quota 43mila operatori attratti lo scorso anno di cui 1.500 italiani (incremento del 16% sul 2014), il nostro Paese esprimerà «circa 60 gli espositori – aggiunge l’ad di Messe Frankfurt Italia – specializzati in tecnologie per l’illuminazione, il suono, attrezzature per palcoscenici, sistemi audio video e molto altro».

Cenni di ripresa dopo la grande crisi

Ma in che stato di salute versa il comparto italiano degli strumenti? Gli anni che ci lasciamo alle spalle non sono affatto facili, ma per fortuna il trend sembra essersi finalmente invertito. Secondo le stime di Dismamusica, associazione di categoria che riunisce produttori e distributori, a bilanci depositati il 2015 si chiuderà con un valore del mercato domestico pari a circa 280 milioni, in crescita di 4,7 punti percentuali rispetto a quanto mosso nell’anno precedente. Anche nel 2014 si è registrata una lieve crescita (+3,6%), la prima dopo sei anni tutti caratterizzati dal segno meno, a cominciare dal famigerato 2009, quando produzione e distribuzione di strumenti muovevano addirittura 404,7 milioni. La filiera di settore che riunisce circa 1.300 soggetti produttivi tra aziende ed esercizi commerciali per oltre 8mila occupati, travolta dalla bufera della crisi, ha lasciato sul campo un terzo del proprio giro d’affari nazionale. Se al business degli strumenti sommiamo quello dell’accessoristica e delle edizioni, il valore economico si alza fino a oltre 1,1 miliardi. Ma siamo comunque distanti anni luce dai 4,8 miliardi del mercato americano, il primo al mondo.

Accelera l’export

Ancora più incoraggianti sono i dati sulle vendite oltre confine: il 2015 segna infatti un export del valore di 271,3 milioni, per una crescita del 16,2% sull’anno precedente. Avanza anche l’import (+15,3%) che si attesta a quota 304,6 milioni. Il saldo commerciale è insomma negativo per 33,3 milioni, ma l’Italia si conferma il secondo Paese esportatore d’Europa dopo la Germania, per quanto lontanissimo dalle performance delle prime della classe Cina e Stati Uniti che esprimono rispettivamente quote del 26 e del 13% delle vendite internazionali di strumenti musicali.

Diversificare per resistere

Come vanno interpretati i dati di settore? Claudio Formisano, presidente di Dismamusica, non ha dubbi: «Si comincia a intravedere un po’ di luce. Una volta si diceva che gli strumenti musicali erano abbastanza protetti dalle dinamiche che caratterizzano l’economia generale, perché le crisi entro un paio di anni si risolvevano e il crollo dei consumi non faceva in tempo a travolgere il comparto. Stavolta però – sottolinea l’imprenditore – è stato diverso». Se il vento da un paio di anni a questa parte sembra stia cambiando, il merito è anche delle imprese: «C’è stato un riposizionamento generale. Molti hanno allargato il ventaglio delle fasce prodotti, andando ad aggredire il pubblico che non vuole spendere molto. Quasi tutti – commenta Formisano – hanno cambiato atteggiamento nei confronti del web: prima della crisi era una “vetrina” del proprio negozio fisico, adesso è il negozio fisico a essersi trasformato in vetrina per le vendite online». Per lasciarsi definitivamente alle spalle il tunnel sarà decisiva la dote da 15 milioni messa a disposizione dal governo per il cosiddetto bonus Stradivari? «Presto per dirlo – risponde l’imprenditore – ma se non altro si registra una rinnovata vivacità della domanda. La differenza alla lunga può farla solo il cambio di registro nell’insegnamento della musica nelle scuole». La cultura musicale è linfa per la filiera. E si traduce in una migliore qualità della vita per tutti.

 

MUSIKMESSE

Prova chitarre. Un’immagine dell’edizione 2015 di Musikmesse © Jochen Günther