
Che i Metallica – probabilmente la band di hard & heavy più influente in circolazione – avessero l’avvocato facile è cosa nota: da una loro azione legale partì infatti la causa multimilionaria che portò alla fine di Napster «come lo conoscevamo», nei primi anni Duemila. Battaglia sacrosanta, per carità: guai a pensare che le opere frutto dell’ingegno debbano viaggiare gratis sulla rete, a discapito di chi le concepisce. Non avevamo però la benché minima idea di dove potesse arrivare a spingersi l’aggressività forense di James Hetfield e soci, fino a che non abbiamo appreso da Vanyaland, magazine musicale online americano, della curiosa avventura capitata ai Sandman, una loro cover band canadese che sulla propria pagina Facebook conta giusto quei 673 like. I ragazzi in questione si sono infatti visti recapitare una lettera di diffida dallo studio legale di fiducia band californiana di «Kill ‘em all» che li invitava a non utilizzare più il nome Metallica, il suo «equivalente fonetico» o qualsiasi logo dei Metallica per promuovere la propria attività dal vivo, attraverso social media come Facebook o Youtube. E va bene la tutela del copyright che è sacrosanta, ma ha senso, per una multinazionale della musica dal vivo e incisa come la band icona del thrash metal, attaccare bersagli così piccoli che, per altro, contribuiscono indirettamente ad accrescere la tua fama, mentre direttamente – pagando i diritti del tuo songbook per ogni esibizione – accrescono il tuo conto in banca? Giriamo l’interrogativo ai numerosissimi avvocati metal-addicted. E ci limitiamo a una considerazione: se tutte le rockstar si muovessero così, di cover band in giro ne vedremmo davvero poche.