Qualcuno li ha chiamati Angels of Death, qualche altro li ha associati al genere death metal, qualche altro ancora li ha definiti «gruppo di metallica» (sic!). Le cronache dei terribili fatti accaduti a Parigi in questi giorni, culminati nella carneficina del Bataclan, sono piene di inesattezze ed equivoci a proposito dell’identità e delle reali finalità artistiche del progetto Eagles of Death Metal, band californiana di alternative rock che in quattro album e 17 anni di attività ha fatto dell’ironia la propria cifra distintiva. Progetto al centro del quale figurano il giornalista e scrittore Jesse Hughes (voce e chitarra) e, quando è libero da altri impegni, Josh Homme, già front leader dei Queens of The Stone Age, qui nelle vesti di bassista e batterista. Colpa di quel nome che la vulgata vuole figlio di un delirante dialogo tra Hughes e un ubriaco: quest’ultimo si ostinava a definire gli ossigenati Poison complesso death metal. Hughes lo liquidò con un riferimento ironico alla band country rock di Glenn Frey e Don Henley: «I Poison – rispose – sono semmai gli Eagles del death metal». Una definizione geniale, al limite del calembour che gli sarebbe tornata utile quando, alla fine degli anni Novanta, lanciò con Homme questo adrenalinico progetto di attitudine garage. L’ultimo album, «Zipper Down», è uscito a ottobre su etichetta T-Boy e distribuzione Universal. Dopo la tragedia del Bataclan che ha indotto la band ad annullare il prosieguo del proprio tour che a dicembre avrebbe toccato l’Italia, è immediatamente partita una campagna Facebook per portare la cover dei Duran Duran «Save a Prayer», tratta dall’ultimo disco, al numero 1 delle charts britanniche come gesto di solidarietà alle vittime degli attentati. Finora hanno raccolto oltre quattromila adesioni, ma c’è da credere che da qui a venerdì prossimo – giorno di pubblicazione delle classifiche settimanali – un qualche effetto dei fatti di Parigi ci sarà. Nel Regno Unito e non solo.