Usa, il sondaggio che non ti aspetti: radio e concerti orientano i consumi musicali più del web

Lo streaming è il futuro del music business. Il web salverà l’industria della musica. Il cuore dell’offerta musicale è online. Quante volte avremo sentito frasi come queste negli ultimi anni. Spotify, certo. Apple Music, come no. E non dimentichiamoci Google Play Music o Youtube. Le indicazioni che arrivano dagli Stati Uniti, primo mercato mondiale della musica, raccontano tuttavia una storia molto diversa: la cara vecchia radio continua a essere infatti lo strumento principe per la scoperta di nuovi artisti e produzioni e in un anno ha visto accrescersi la propria sfera di influenza. Avanzano anche i concerti, mentre streaming e store online a quanto pare esercitano meno peso di quanto saremmo portati a ipotizzare. Lo rivela l’edizione 2015 del report «Music 360» che Nielsen ha elaborato analizzando le scelte di un campione di 3.300 appassionati di musica americani. Ne esce fuori che il 61% degli intervistati indica la radio come principale fonte per entrare in contatto con le novità musicali, percentuale in crescita rispetto al dato del 2014 (57%). Seguono i consigli di amici e parenti (45%), i film (31%), siti web di streaming audio e video (27%), social media (25%), televisione (23%) e store di musica online (13%). I concerti e performance live sono stati indicati dal 12% del campione, ma l’aspetto interessante è che il dato risulta in netta crescita rispetto alla performance del 2014 (7%). Completano il quadro i tradizionali negozi di dischi che ormai influenzano le scelte di appena il 10% del popolo degli ascoltatori, i siti web degli artisti (9%), videogame (8%), notizie di musica reperite online (8%) e le tradizionali riviste musicali, sempre meno frequentate: solo il 7% degli intervistati le indica come fonte di nuove scoperte musicali. Tutto cambia, ma certe cose sembrano fatte per rimanere. E la radio, rivoluzione digitale o meno, continuerà a farci compagnia per chissà quanti anni ancora.

 

RADIO DAYS

La locandina di “Radio Days” di Woody Allen