La filiera della musica scrive a Franceschini: «Approvate il codice dello spettacolo entro fine legislatura»

Riconoscere «la centralità della musica e dello spettacolo dal vivo come volano per il Sistema Paese»; sostenere «il settore musicale, senza distinzione di genere, con politiche organiche per rilanciarne la forza»; favorire «il ricambio generazionale per gli artisti emergenti, con il rinnovo del tax credit per i talenti e una maggiore presenza dei giovani nella programmazione radiotelevisiva»; conferire rilievo «allo spettacolo dal vivo come componente fondamentale del patrimonio culturale, artistico, sociale ed economico del Paese»; stabilire «risorse certe per incentivare le attività musicali, live e registrate»; incentivare «il connubio tra industria musicale, spettacoli dal vivo e nuove tecnologie» ma anche «misure per il riconoscimento della musica quale strumento di contrasto all’emarginazione sociale»; alleggerire «la pressione fiscale che grava sui luoghi di spettacolo dal vivo, a partire dalle asimmetrie Iva, per rendere più equa e sostenibile la tassazione di sale teatrali e musicali» e in ultimo promuovere «politiche per internazionalizzare la nostra musica e per consentire una maggiore penetrazione del nostro patrimonio musicale all’estero». Sono gli otto punti sui cui dovrebbe concentrarsi la Legge per la musica secondo le principali associazioni di categoria della filiera che quest’oggi hanno rivolto un appello al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini affinché la legislatura non si concluda senza che il provvedimento, al momento ancora oggetto di discussione in Senato (nella foto la presentazione alla Camera), sia stato convertito in legge. A firmare la lettera, intitolata «Appello per un codice sullo spettacolo dal vivo», i presidenti di Agi, Afi, Anci, Anem, Assomusica, Audiocoop, Dismamusica, Federculture, Fem, Fimi, Meeting etichette indipendenti, Nuovo Imaie, Pmi, Siae e Rete dei Festival. Soggetti che chiedono «al mondo della politica e delle istituzioni una riforma di sistema e per rimettere lo spettacolo dal vivo e la musica al centro del dibattito sulle politiche culturali del Paese. Da oltre vent’anni – si legge nella missiva – tutti attendono una legge di sistema capace di dare realmente centralità a chi ha fatto dell’arte uno strumento per creare sviluppo economico, innovazione e diffusione della cultura. Tutto ciò è sempre avvenuto con notevole impegno e sforzo, spesso con risorse sempre più esigue e, per alcuni settori, senza alcun sostegno economico, fermi nella convinzione che il lavoro portato avanti servisse alla crescita del Paese». Tra i promotori dell’iniziativa, il presidente di Assomusica Vincenzo Spera che spiega: «Da anni l’intera filiera attende il giusto riconoscimento del proprio ruolo nell’economia del Paese. Sul tavolo ci sono temi fondamentali per la tenuta del settore, come l’alleggerimento dei carichi fiscali, Iva in particolare. Veder chiudersi la legislatura senza la conversione di questo progetto di legge rappresenterebbe l’ennesima occasione persa per il comparto».