Il testo della legge quadro sulla musica dal vivo potrebbe arrivare «entro fine anno». Sarà necessaria una «fase sperimentale». E, tra le altre cose, «si proverà a valutare se strumenti come il tax credit, già sperimentati con successo per il cinema, possano rivelarsi utili anche per questo comparto». Si esprime in questi termini Onofrio Cutaia, direttore generale spettacolo del ministero dei Beni culturali al convegno «La musica dal vivo: possibili scenari», organizzato a Roma, presso la sede di Agis, da Assomusica. Dal tavolo di lavoro (nella foto), dove siede accanto al presidente dell’Associazione generale dello spettacolo Carlo Fontana e al numero uno dell’associazione dei promoter Vincenzo Spera, Cutaia è netto: «La nostra apertura è totale. A breve avremo degli approfondimenti tecnici. Mi sembra giusto che non si faccia più distinzione tra musica alta e musica bassa. Questi sono ragionamenti non più in linea con i tempi». È una risposta all’iniziativa intrapresa un mese fa da Assomusica che ha lanciato una petizione per la legge, cui finora hanno aderito mille addetti ai lavori, tra cui Francesco De Gregori, Gianni Morandi, Claudio Baglioni e Renzo Arbore. Ma il fronte è aperto anche a Bruxelles: «Per fine mese – ha spiegato Spera – la Commissione europea stanzierà risorse specifiche proprio per la sperimentazione di misure a sostegno del settore a livello comunitario. Fondamentale che l’Italia arrivi pronta a questo appuntamento». Il dibattito si è aperto con la presentazione dello studio Cerved anticipato oggi dal Sole 24 Ore dal quale emerge che i concerti nel 2015 hanno mosso a livello complessivo 690 milioni, per un incremento del 7,8% rispetto al business dell’anno precedente, mentre il 2016 dovrebbe arrivare addirittura a quota 750 milioni, per un’ulteriore crescita del giro d’affari di 8,7 punti percentuali.
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