Il music business è in crisi? Gli artisti emergenti trovano ancora qualcuno che è disposto a scommettere sul loro talento? E l’editoria musicale, sullo sfondo di quello che sembra uno scenario apocalittico, come se la passa? «Evitiamo catastrofismi: è un momento di transizione. Le tecnologie sono più avanti del pubblico, c’è un’offerta enorme con la quale gli utenti devono ancora misurarsi. Arriveremo a un punto d’equilibrio: ne sono certo». Parola di Ezio Guaitamacchi, giornalista, critico musicale, autore e conduttore radio/tv, scrittore, musicista, docente e performer e, da pochi giorni, anche direttore di Jam Tv, la sua nuova creatura nata per il web con un marchio che rimanda direttamente al magazine che ha guidato per 20 anni e sul quale, qui da noi, si è formata una generazione di musicofili rock and roll. Il progetto è ambizioso: un portale online articolato in rubriche (da «La storia del rock, day by day» a «Young Guns, giovani talenti»), spazi ad hoc e on demand aggiornati quotidianamente con l’obiettivo di approfondire la storia del rock, informare sulle ultime novità discografiche italiane e internazionali, far conoscere gruppi e artisti con interviste e «faccia a faccia», svelare i dietro le quinte del music business e i suoi protagonisti, far scoprire le nuove realtà emergenti, proporre live inediti e filmati storici. La scommessa è quella di «andare a colmare un vuoto, provando al tempo stesso a sperimentare nuove strade per portare la musica sullo schermo».
Guaitamacchi, come nasce il progetto di Jam Tv?
In più di un caso mi avevano proposto di mettere in piedi una web tv musicale. Alla fine ho trovato intrigante l’idea un vecchio amico, Massimo Breda di Promovideo, con cui avevo già collaborato in passato. Un’idea duplice: da un lato si trattava di proporre costantemente contenuti originali agli utenti del web, dall’altro di sperimentare format innovativi a tema musica, cose che magari sulle tv tradizionali fanno una certa fatica a passare. E che tuttavia hanno un loro pubblico di riferimento.
La musica fa fatica ad arrivare in tv. A meno che non si trasformi in entertainment televisivo puro, come accade nei talent show o in contest di formula tradizionale come Sanremo.
A un livello più generale direi che la musica è molto maltrattata in televisione. O funge da sottofondo quando si parla d’altro – che si tratti di cronaca o di cucina – oppure, se è al centro della scena, la riconduci a fenomeni che in Tv nascono e, tolte rare eccezioni, lì restano circoscritti, senza spostare molto in termini discografici. Inoltre c’è parecchio copia e incolla, spesso condotto con approssimazione. Con Jam Tv non intendiamo combattere fenomeni di questo genere. Ci interessa piuttosto proporre un’alternativa.
C’è una continuità con l’esperienza della vecchia rivista Jam.
Stesso marchio. Quell’avventura l’abbiamo chiusa ormai più di due anni fa. Considerando com’è cambiato il modo di informarsi in materia di musica e la centralità che ha assunto il web, non avrebbe avuto molto senso continuare a proporre lo stesso format tale e quale. Possiamo dire che raccogliamo un’eredità. Con una squadra di giovani e agguerritissimi professionisti.
Qual è lo stato di salute dell’editoria musicale in Italia?
Se parliamo di libri, c’è movimento. I titoli si vendono: non saranno numeri esorbitanti, ma esiste un pubblico per le opere scritte bene e, soprattutto, pensate. Le riviste fanno decisamente più fatica.
Facciamo i conti con una generazione che è abituata ad ascoltare musica gratis. Non è che in giro c’è poca gente disposta a pagare per informarsi sui propri artisti preferiti?
Può essere una chiave di lettura, ma non sarei così pessimista. Preferisco pensare a un periodo di transizione, al termine del quale si tornerà a un punto di equilibrio. La tecnologia ha moltiplicato a dismisura le opportunità e il pubblico fa fatica a stare dietro a un’offerta così sterminata. Vale per chi suona, per chi produce musica e per chi ne scrive.
Un’ultima cosa: Jam Tv in cinque parole.
Innanzitutto passione: quella con cui facciamo il nostro lavoro e che puntiamo a trasmettere al lettore. Poi coraggio: è ciò che spesso fa la differenza in questo settore e che ti qualifica agli occhi del pubblico. Quindi curiosità: dovremo averne tanta per lavorare bene ed essere sintonizzati con ciò che la musica offre in giro per il mondo. Quarta parola: opportunità. Per chi fa musica e per chi si occupa di musica. E in ultimo fortuna. Ci servirà per arrivare lontano.