Il punto di partenza è la tavola rotonda che il presidente Usa Joe Biden, qualche settimana fa, ha organizzato con i principali player di promoting e ticketing d’America – Live Nation, Ticketmaster, SeatGeek, xBk, Airbnb, TickPick, la Newport Festivals Foundation e il Pablo Center at the Confluence – sul problema dei junk fees, ossia quei sovrapprezzi che, quando stiamo comprando un biglietto online per un concerto, non vediamo immediatamente, ma ci appaiono nel momento in cui stiamo finalizzando la transazione.
Per Biden è una pratica scorretta da superare, tema sul quale ha incassato l’impegno delle società a fornire ai consumatori i prezzi completi in anticipo, ponendo fine alle commissioni a sorpresa alla cassa durante gli acquisti online. A quel tavolo c’erano anche i vertici mondiali di Dice che hanno incassato gli elogi dell’inquilino della Casa Bianca per le politiche di trasparenza.
«Non ci giriamo intorno», commenta Marta Fantin, director of music partnership di Dice Italia, «siamo molto contenti della cosa, ci sembra un giusto riconoscimento per la politica che, da sempre, contraddistingue le scelte del gruppo: noi non ci rivolgiamo genericamente a dei clienti, ci rivolgiamo ai fan di musica. Il fatto che il tema sia stato messo al centro del tavolo nientemeno che dal presidente degli Usa è un passaggio fondamentale per la nostra categoria».
La manager continua: «La nostra è una piattaforma che ha le regole di una community, quindi insistiamo per la massima trasparenza: talvolta il prezzo di uno show, in vendita su Dice, può apparire più alto rispetto a quello che trovi su piattaforme competitor. Ma puoi star certo che il nostro è il prezzo finito, non ci sono fee o gabelle nascoste. Per quanto riguarda il cambio nome, c’è massima trasparenza: 2 euro di commissione, procedimento molto semplice con l’incontro tra domanda e offerta che si incrociano attraverso una waiting list».
Qui da noi in Italia, per Dice, l’estate 2023 è una stagione di consolidamento: «Stiamo crescendo. In questi giorni», continua la Fantin, «registriamo un milione di utenti attivi. Dato significativo sul fronte dei consumi culturali italiani, perché Dice non tratta sport ma soltanto musica ed eventi culturali. Lato nostro, abbiamo implementato i servizi: abbiamo 350 partnership in essere con festival e promoter di casa nostra e, cosa nuova in Italia, in alcuni casi stiamo addirittura stringendo accordi con il management dei singoli artisti, accorciando la filiera». Si tratta di una pratica già rodata tra Spagna e Inghilterra che «qui è stata sperimentata con i Nu Genea».
Il futuro, in Italia, passa per la night life: «Anche in questo caso parliamo di un’esperienza già fatta all’estero con club prestigiosi che ci piacerebbe importare. Sarà però fondamentale la qualità dell’offerta dei club italiani».
Come si pone, in ultimo, Dice sul tema del dynamic pricing per i biglietti dei concerti, un sistema dinamico con i prezzi che aumentano via via che procedono le vendite? «Siamo una piattaforma inclusiva», risponde la Fantin, «pertanto, per principio, non chiuderemo partnership per eventi che lo prevedano». Più chiaro di così.