Il caso Maneskin paga in chiave di internazionalizzazione della musica italiana: tra il 2018 e il 2021, anno in cui la band romana ha vinto Sanremo ed Eurovision Song Contest, le revenue da diritto d’autore ottenute all’estero dai repertori tricolori sono cresciute del 7,6 per cento. Maneskin ma non solo Maneskin: c’è spazio, ovviamente, anche per il grande repertorio della musica leggera italiana (Domenico Modugno su tutti) e gli Eiffel 65, ultimi alfieri della dance Made in Italy. Lo rivela il primo Report della Musica italiana all’estero pubblicato da Siae e Italia Music Export.
I consumi di musica italiana a livello globale hanno generato quasi 20 milioni di euro nel 2021 contro i poco più di 11 milioni nel 2020: tale crescita è stata guidata in particolare dai ricavi digitali, cresciuti dell’83% arrivando a 16,6 milioni di euro di royalty. In salita anche le royalty su cd e vinili con + 100% rispetto al 2020. Complessivamente tra mercato fisico, digitale, diritti per sincronizzazioni e diritti connessi l’industria discografica italiana ha ricavato 19,1 milioni di euro.
Anche l’urban comincia a guardare oltre confine. Nella classifica degli autori italiani under 35 più ascoltati nel mondo al quarto posto c’è Rocco Hunt, al quinto c’è Zef, seguono thasup, Charlie Charles, Mahmood, Capo Plaza, Sfera Ebbasta. «Siae da anni incoraggia e sostiene lo sviluppo dell’industria musicale italiana fuori dai confini nazionali, e per questo nel 2017 ha creato Italia Music Export», dichiara Matteo Fedeli, direttore generale Siae. «Italia Music Export ha avviato un lavoro di supporto verticale all’industria musicale italiana – dichiara Nur Al Habash, direttrice operativa della Fondazione Italia Music Lab, hub dedicato al supporto dei music creator italiani che include anche l’ufficio export -: più di 450 artisti e artiste e più di 180 figure professionali hanno ricevuto sostegno economico per le loro attività all’estero».