Mentre si è aperta ufficialmente la crisi del governo Draghi, arriva qualche buona notizia per le imprese della musica: si alza da 800mila euro a 1,2 milioni nei tre anni d’imposta l’importo massimo di credito riconosciuto alle case discografiche e ai promoter. Lo prevede l’articolo 23 del Dl aiuti passato al Senato con 172 voti favorevoli e 39 contrari, oltre alla ben nota non partecipazione al voto da parte del Movimento 5 Stelle. In particolare i commi 1-quinquies e 1-sexies dell’articolo 23, introdotti in prima lettura alla Camera, recano misure tese a rilanciare il sistema musicale italiano come proposto da alcuni emendamenti di Fimi.
Il comma 1-quinquies eleva da 800mila euro a 1,2 milioni di euro nei tre anni d’imposta l’importo massimo del credito di imposta riconosciuto alle imprese produttrici di fonogrammi e di videogrammi musicali e alle imprese organizzatrici e produttrici di spettacoli di musica dal vivo; il comma 1-sexies prevede che la disposizione di cui al comma 1- quinquies si applichi nei limiti delle risorse appositamente stanziate e previa autorizzazione della Commissione europea, ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 3, del Tfue.
«Per Fimi si tratta di un importante risultato in favore delle case discografiche, che vedono così crescere la quota di credito fiscale per gli investimenti in musica italiana di oltre 400 mila euro per azienda», ha commentato il ceo di Fimi Enzo Mazza.