Il mercato discografico globale si conferma particolarmente «local». Ce lo dice il Music Consumer Insight Report 2018 diffuso oggi da Ifpi, la federazione mondiale della discografia. È local l’Italia e non è esattamente una notizia: dallo studio emerge che qui da noi il repertorio locale gode di una forte presenza (57,5%), assieme a pop (60,3%), rock (59,3%) e musica cantautoriale (49,8%). In forte espansione nei giovanissimi (16/24 anni) l’hip-hop e il rap/trap che hanno una penetrazione del 51,4%, il più alto picco tra le fasce d’età. Il 59% degli utenti italiani attivi online usa servizi di video streaming musicali (il 49% va su YouTube, il restante 10% su altri siti di video streaming), il 17% utilizza un servizio di audio streaming a pagamento e il 24% utilizza un servizio audio streaming gratuito.
Il 94% dei giovani consumatori (16-24 anni) ascolta musica attraverso uno smartphone e il 52% di loro utilizza un servizio streaming a pagamento. A livello globale, il Report rivela che in media, ogni utente consuma musica per 17,8 ore a settimana, e l’automobile è il luogo dove viene fruita maggiormente. L’86% degli utenti ascolta musica tramite servizi di streaming on-demand. I giovani sono i consumatori più coinvolti e il 57% degli utenti di età compresa tra 16 e 24 anni utilizza servizi di streaming audio a pagamento. Se è vero che il repertorio locale continua a dominare le classifiche nazionali, è vero anche che alcuni generi specifici, come il K-Pop coreano (nella foto i Bts ospiti all’Assemblea generale dell’Onu) e la Música popular brasiliana, pur nascendo come fenomeni local trovano sempre più mercato a livello globale. I mercati musicali ad alto tasso di crescita registrano un elevato utilizzo di licenze: sia in Cina che in India, ad esempio, il 96% dei consumatori ascolta musica tramite servizi legalmente licenziati dagli aventi diritto. I servizi di user upload continuano a dominare i consumi: quasi la metà (47%) del tempo passato ad ascoltare musica on-demand viene trascorso su YouTube. La violazione del copyright resta un tema significativo: più di un terzo dei consumatori (38%) ottiene musica attraverso metodi illegali, di cui lo stream ripping è il più utilizzato (coinvolge il 32% degli utenti). «Quest’anno – sottolinea Frances Moore, ceo di Ifpi – il Music Consumer Insight Report svela come la musica registrata sia parte integrante della vita dei fan in tutto il mondo: continua a essere fruita attraverso formati, generi e tecnologie differenti, diventando sempre più accessibile». E si soprattutto si scopre «glocal».