Conte è tornato a casa. No, non l’ex tecnico del Chelsea, quell’altro Conte: l’avvocato. E neanche quell’avvocato Conte lì, ma quell’altro ancora: quello di Asti, quello che di solito ordina «un sandwich e un po’ di indecenza», quello dei «ragazzi scimmia del jazz», dei «ballerini» che «aspettan su una gamba l’ultima carità di un’altra rumba». Stiamo parlando di Paolo Conte, senza dubbio uno tra i maggiori autori italiani di canzoni della seconda metà del Novecento: ha firmato un nuovo contratto per Bmg, etichetta che ne accompagnò gli esordi. «Un ritorno lungamente atteso, che Bmg ha auspicato e perseguito con determinazione», ha detto il managing director italiano della label del gruppo Bertelsmann Dino Stewart, al momento della frima. Bmg, già editore dell’indimenticabile autore di «Azzurro» e «Messico e nuvole» su tutte), è stata anche la sua prima casa discografica. Dal 1974 al 1982, Conte ha pubblicato per le label Ariola e Rca i suoi primi cinque album: i due omonimi del ’74 e del ’75, «Un Gelato al Limon», «Paris Milonga» e «Appunti di Viaggio». Praticamente dov’è nata la leggenda dell’Avvocato dello swing, con pezzi indimenticabili come «Via Con Me», «Bartali», «Parigi» ed «Hemingway» che hanno portato l’artista alla notorietà e all’affermazione nel passaggio da autore di hit per cantanti come Adriano Celentano, Caterina Caselli ed Enzo Jannacci a pianista e interprete dallo stile inconfondibile delle proprie canzoni. Fra queste, in particolare «Via Con Me» è diventata negli anni il classico per eccellenza del repertorio contiano finendo nella colonna sonora di due blockbuster del cinema americano: «French Kiss» (1995) di Lawrence Kasdan e «No Reservations» (2007) di Scott Hicks. Ma il diretto interessato come metterebbe in musica la notizia? Da suoi devote cultori, proviamo a farci interpreti del suo sentimento e, almeno un pochino, della sua poetica: «Dopo le mie vicissitudini/ oggi ho ripreso con il mio bar» (nella foto Paolo Conte al momento della firma del contratto). Chissà che questa per lui non sia davvero «La ricostruzione del Mocambo».
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