Ticketmaster «rimandata» a ottobre. Il debutto in Italia del big player americano della vendita dei biglietti dei concerti, costola del gruppo Live Nation che gestisce artisti del calibro di Madonna (nella foto) e U2, avrà luogo tra due mesi. E sarà un debutto «soft», all’insegna della convivenza – almeno in prima battuta – con TicketOne, controllata della multinazionale tedesca Cts Eventim che, nonostante la perdita dell’esclusiva, resta leader del mercato del ticketing. A dieci giorni dalla scadenza dell’accordo Panischi, deal 15ennale da 15 miliardi di vecchie lire che fino al 31 luglio scorso ha legato a TicketOne i principali organizzatori italiani di spettacoli di musica dal vivo, prendono forma gli equilibri prossimi venturi di un business che qui da noi supera i 415 milioni l’anno. Per ora la parte del leone la continua a fare TicketOne che ha rinnovato gli accordi con sette delle otto agenzie precedentemente coperte dalla vecchia intesa, ma Ticketmaster non ha assolutamente intenzione di restare a guardare. A Milano, nello stesso stabile che già ospita la consorella Live Nation Italia guidata da Roberto De Luca, ha già opzionato gli uffici e sta portando avanti colloqui con numerosi professionisti del settore musica. Partirà vendendo una quota del 30% dei biglietti di Live Nation: quest’ultima, infatti, si è legata a TicketOne con un accordo triennale che riserva all’ex esclusivista per il primo anno il 70% dei tagliandi dei propri eventi live. Le percentuali dell’accordo saranno rinegoziate nei due successivi anni di vigenza del contratto. Che tipo di offerta porterà sul mercato italiano Ticketmaster? L’idea, a quanto apprende Il Sole 24 Ore, è quella di sviluppare soluzioni innovative, in linea con la domanda dei diversi “pubblici” che uno stesso evento live può avere. Si guarda in particolare nella direzione del platinum ticketing (le esperienze vip per la clientela big spender), strada all’estero già ampiamente percorsa da Ticketmaster. Stessa distribuzione 70-30 per cento anche per i biglietti di Indipendente Concerti, agenzia rilevata qualche mese fa da Live Nation e in procinto di essere assorbita in essa con l’anno nuovo. Molto diverse le condizioni degli accordi che TicketOne ha sottoscritto con F&P Group, la società guidata da Ferdinando Salzano che gestisce Ligabue e Biagio Antoniacci, e la Vertigo di Andrea Pieroni: qui la controllata di Cts Eventim si è riservata un’esclusiva al 100% dei biglietti messi in vendita. E non poteva essere altrimenti, dal momento che la multinazionale tedesca dell’entertainment si appresta a rilevare entrambe le aziende, dopo che Salzano avrà risolto la partnership che lo lega a Warner. Restano in habitat TicketOne anche la Trident di Maurizio Salvadori che nel 2018 movimenterà flussi importanti con un tour nei palazzetti di Jovanotti successivo all’uscita del nuovo disco previsto per dicembre. In questo caso c’è in piedi un accordo di medio termine con opzioni di rinnovo. Accordo lungo, invece, con David e Clemente Zard sia per il capitolo Vivo Concerti – società controllata da Warner che cura tra gli altri Biffy Clyro e Thegiornalisti – che per Saludo, l’agenzia gestita dalla famiglia che allestisce musical longseller come «Notre Dame de Paris» e «Beauty and the Beast». L’unica società di promoting precedentemente coperta dall’accordo Panischi che non ha rinnovato con TicketOne è la Barley Arts di Claudio Trotta che, contrario alle esclusive, ha affidato la vendita dei biglietti per il tour di Little Steven al portale Vivaticket del gruppo bolognese Best Union, già cimentatosi con la vendita dei biglietti del Modena Park di Vasco Rossi. E qui si coglie una sensibile differenza tra il mercato del calcio – dove Best Union è riuscita comunque a strappare sei squadre su 20 a TicketOne- e quello della musica live, più difficile da scalare. Al di fuori del Panischi, poi, c’è la D’Alessandro & Galli, società guidata da Mimmo D’Alessandro e Adolfo Galli, specializzata in mostri sacri del rock dai Rolling Stones a Bob Dylan: ha un accordo in corso fino all’anno prossimo con TicketOne. Ci sarà tempo e modo approfondire le opzioni per un rinnovo. In ogni caso è chiara una cosa: in un mercato che viaggia verso le concentrazioni, per i promoter locali e i teatri di tradizione non allineati i margini di manovra saranno piuttosto ridotti.
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