Dagli Abba ai Coldplay, da Ed Sheeran a Lady Gaga, sino a Paul McCartney. Ma anche i nostri Fedez, Zucchero (nella foto), J-Ax, Annalisa, Biagio Antonacci, Gigi D’Alessio, Daniele Sivlestri, Laura Pausini, Francesco De Gregori, Pooh, Elio e le Storie Tese, Tiziano Ferro, Noemi e molti altri. Tutti insieme appassionatamente, a tutela dell’industria discografica sempre più ostaggio dei big player dello streaming web come YouTube che fanno il bello e il cattivo tempo. A pochi giorni dalla petizione lanciata negli Usa nei confronti del Digital millennium copyright act, anche in Europa si apre il fronte. Artisti europei e non hanno indirizzato una lettera al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sul delicatissimo tema del value gap, decisivo per il futuro della filiera della musica. Alla notizia il «Financial Times» ha dedicato ieri un articolo di approfondimento. «Money, it’s a gas!» riporta qui di seguito la traduzione in italiano della lettera.
Assicurare un futuro sostenibile per l’industria musicale europea
Come autori ed artisti siamo difensori appassionati del valore della musica. La musica è una parte fondamentale della cultura europea: arricchisce la vita delle persone e contribuisce in maniera significativa alla nostra economia. Siamo di fronte ad un momento decisivo per la musica. Il consumo sta esplodendo, i fan ascoltano musica come mai prima d’ora e i consumatori hanno oggi l’opportunità di accedere alla musica che amano sempre ed ovunque. Tuttavia il futuro è messo in pericolo da un significativo «value gap» (discriminazione remunerativa) provocato da servizi basati sul caricamento del contenuto da parte degli utenti, tipo YouTube di Google, che di fatto sottraggono valore alla comunità musicale, agli autori e agli artisti. Oggi questa situazione è una seria minaccia alla stessa sopravvivenza dei creativi, alla diversità ed alla vitalità del loro lavoro. Questo «gap» di valore mina i diritti e i ricavi di coloro che creano, investono e vivono di musica oltre a provocare una rilevante distorsione di mercato. Questo perché, mentre da un lato il consumo di musica cresce in maniera esponenziale, i servizi di caricamento di contenuti approfittano delle esenzioni di responsabilità (safe harbour) previste dalle norme europee. Queste esenzioni furono create oltre venti anni fa come garanzie per favorire lo sviluppo delle start up digitali, ma oggi sono applicate impropriamente a corporation che distribuiscono e monetizzano il nostro lavoro. In questo momento siamo di fronte ad un’opportunità unica per risolvere il problema del value gap. La proposta di revisione della legislazione sul copyright della Commissione Europea può modificare questa profonda distorsione del mercato chiarendo quale sia l’appropriato utilizzo delle norme sul safe harbour. Vi invitiamo pertanto ad intervenire con urgenza per creare un ecosistema più corretto per artisti e titolari dei diritti e così facendo, assicurare lo sviluppo futuro della musica per le prossime generazioni. Ci auguriamo di poter collaborare con voi per la creazione di un’industria musicale fiorente e sostenibile in Europa.