Era nell’aria, dopo la campagna di raccolta firme messa in piedi da Assomusica e le parole pronunciate dal direttore generale spettacolo del ministero dei Beni culturali Onofrio Cutaia all’assemblea dell’associazione di categoria dei promoter. Ed eccola: arriva alla Camera la proposta di legge delega al governo per la musica contemporanea, un provvedimento che tra le altre cose punta a riconoscere lo status di pmi alle imprese che organizzano concerti, estendere il tax credit al comparto con un funzionamento analogo a quello che esiste per il cinema, introdurre misure a sostegno estensione del tax credit musica per artisti emergenti anche alle opere terze (oggi esiste già per le opere prime e seconde) e prevede una quota di riserva per le opere prime e seconde dei talenti emergenti nella programmazione radiofonica nazionale, con lo scopo di assicurare loro maggiore presenza nella rotazione radio. Dotazione economica annua: 50 milioni a partire dal 2017. La proposta di legge delega è stata sottoscritta da 17 parlamentari, primo tra i quali l’onorevole Roberto Rampi (Pd). La mossa è stata accolta con favore tanto dalle associazioni dei discografici Fimi, Pmi, Audiocoop e Aifi, quanto da Assomusica che, attraverso il presidente Vincenzo Spera, ha più volte invocato negli ultimi due anni un provvedimento del genere. Le sigle dei discografici esprimono «forte sostegno all’iniziativa e sollecitano anche il governo e il ministro Dario Franceschini a dare priorità al Ddl». Per Spera, i firmatari del testo arrivato alla Camera «dopo anni di discussioni, si sono fatti promotori di una proposta condivisibile, lodevole nei contenuti e negli intenti, per disciplinare in maniera organica e puntuale le molteplici esigenze di un settore importante per il nostro Paese, come quello della musica popolare contemporanea, prevedendo anche un fondo per la promozione di questa filiera creativa, importante per la cultura e per l’economia nazionale».
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