Su una agendina gialla Don Henley con l’inseparabile Glenn Frey buttò giù qualche pensiero su una «dark desert highway» che porta a un «such a lovely place» meno amabile di quanto si potrebbe pensare. Comincia così la storia di «Hotel California» degli Eagles, uno dei pezzi più iconici della storia del rock. Quasi mezzo secolo dopo, quelle pagine manoscritte di testo sono finite al centro di un curioso processo penale che a New York parte mercoledì 21 febbraio.
Il commerciante di libri rari Glenn Horowitz, l’ex curatore della Rock & Roll Hall of Fame Craig Inciardi e il venditore di memorabilia Edward Kosinski sono accusati di aver cospirato per possedere e cercare di vendere manoscritti di «Hotel California» e altri successi degli Eagles senza averne il diritto.
I tre si sono dichiarati non colpevoli e i loro avvocati hanno affermato che i loro assistiti non hanno commesso alcun crimine, che hanno acquistato il manoscritto tramite un biografo che aveva lavorato con gli Eagles. Ma l’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan sostiene che gli imputati hanno agito con l’intento di tenere nascosta la proprietà contestata dei documenti, pur sapendo che Henley aveva dichiarato che le pagine erano state rubate.
Le cause sugli oggetti di collezionismo di valore abbondano, ma processi penali come questo sono rari. Molti contenziosi si risolvono in privato, in cause civili o con accordi per la restituzione degli oggetti. Naturalmente, il caso dei manoscritti degli Eagles è particolare anche sotto altri aspetti.
Il testimone principale dell’accusa, per esempio: lo stesso batterista degli Eagles Don Henley (nella foto durante l’esecuzione del brano) che dovrebbe deporre tra una tappa e l’altra del tour della band. Il procedimento potrebbe offrire comunque nuovi punti di vista su come funzionavano le cose nella band country rock che negli anni Settanta conquistò il mondo.
L’oggetto del contendere riunisce oltre 80 pagine di bozze di testi che servirono alla realizzazione di «Hotel California» (1976) comprese le parole della title track che ha conquistato classifiche e Grammy. Henley raccontò che la canzone parla del «ventre oscuro del sogno americano».
Secondo la società di dati Luminate, l’anno scorso è stata ascoltata in streaming oltre 220 milioni di volte e ha ottenuto 136mila rotazioni radiofoniche solo negli Stati Uniti. L’album «Hotel California» ha venduto 26 milioni di copie, superato solo da un Greatest Hits degli stessi Eagles e da «Thriller» di Michael Jackson.
Le pagine includono anche testi di canzoni come «Life in the Fast Lane» e «New Kid in Town». Il manager degli Eagles Irving Azoff ha definito i documenti «pezzi insostituibili di storia della musica».
Horowitz, Inciardi e Kosinki sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al possesso di beni rubati e di vari altri reati. Non sono accusati di aver effettivamente rubato i documenti. Non lo è nemmeno nessun altro, ma i pubblici ministeri dovranno comunque stabilire se i documenti sono stati rubati. Tesi cui la difesa si oppone.
Molto dipende dalle interazioni degli Eagles con Ed Sanders, intellettuale della West Coast che aveva anche co-fondato i Fugs, gruppo pischedelico anni Sessanta. Alla fine dei Seventies e all’inizio degli anni Ottanta ha lavorato a una biografia autorizzata degli Eagles che non è mai stata pubblicata. Sanders non è accusato nel processo, ma sarebbe responsabile del passaggio dei testi a Horowitz che poi li avrebbe venduti a Inciardi e Kosinski.
Horowitz ha gestito grandi affari di libri rari e archivi ed è già stato coinvolto in alcune dispute sulla proprietà di reperti. Inciardi ha lavorato a importanti mostre per la Rock Hall of Fame di Cleveland. Kosinski è stato uno dei principali responsabili di «Gotta Have It! Collectibles», vendita all’asta di oggetti personali delle celebrità. Così personali che Madonna fece causa senza successo per cercare di fermare una vendita che includeva i suoi slip in lattice.
Henley ha detto al Gran Giurì di non aver mai dato il testo al biografo, secondo quanto riportato dagli avvocati di Kosinski. Ma gli avvocati della difesa hanno segnalato l’intenzione di sondare la memoria di Henley su quel periodo. «Crediamo che il signor Henley abbia volontariamente fornito i testi al signor Sanders», ha dichiarato la scorsa settimana l’avvocato Scott Edelman in tribunale.
Sanders ha raccontato a Horowitz nel 2005 che, mentre lavorava al libro sugli Eagles, gli sarebbero stati inviati tutti i documenti che voleva dalla casa di Henley a Malibu, in California, secondo l’accusa. Poi l’azienda di Kosinski ha messo alcune pagine all’asta nel 2012. Gli avvocati di Henley hanno bussato. Horowitz, Inciardi e Sanders, in combinazioni diverse, iniziarono a proporre versioni alternative sulla provenienza dei manoscritti, secondo l’accusa. E così si arriva al processo. Chissà come i tre imputati ne usciranno. L’oggetto del contendere, a essere sinceri, non promette benissimo: «You can check out any time you like/ but you can never leave».